Le elezioni presidenziali in Romania sono segnate da una contrapposizione tra un candidato filo-russo, Călin Georgescu, e la sua rivale filo-occidentale, Elena Lasconi. Il primo turno si è svolto il 24 novembre, ma nessuno ha ottenuto la maggioranza, risultando in un ballottaggio programmato per l’8 dicembre. La Corte Costituzionale rumena ha avviato un riconteggio dei voti dopo sospetti di frode, in particolare riguardanti i voti a favore di Lasconi, che ha ottenuto il secondo posto. Gli esiti del riconteggio sono attesi con grande interesse, considerando l’accusa di frode elettorale contro Georgescu, che è stata però respinta per tardività.
Le elezioni parlamentari si terranno il 1° dicembre, e si prevede che questi risultati influenzeranno la formazione di un nuovo governo di coalizione. Lasconi ha sollecitato un blocco politico contro l’estrema destra, sostenuta dai partiti tradizionali, che temono un’ulteriore espansione della politica ultranazionalista di Georgescu.
Il risultato del primo turno ha sorpreso, poiché nessuno dei principali partiti è rappresentato al ballottaggio. Georgescu ha ottenuto il 22,94% dei voti, mentre Lasconi il 19,18%. La situazione politica è complicata dall’ascesa di Georgescu, che, non essendo ben noto e senza l’appoggio di un partito consolidato, ha catturato l’attenzione grazie ai suoi contenuti virali, specialmente su piattaforme come TikTok.
Georgescu ha manifestato apertamente il suo sostegno a Putin, criticando l’Occidente e la NATO, e ha chiesto maggiore autosufficienza economica per la Romania. Le sue affermazioni passate, incluse dichiarazioni controverse riguardo a figure storiche legate al fascismo e teorie cospirative sul Covid, lo hanno posizionato in un contesto di forte polarizzazione.
Dall’altra parte, Lasconi, una giornalista di professione, ha costruito la sua carriera politica nell’Unione Salvate la Romania (USR) e è stata recentemente progettata come una figura rappresentativa della lotta contro le ideologie estremiste. La sua leadership è vista come cruciale per mantenere la Romania nell’orbita europea e nella NATO.
Il ballottaggio rappresenta un punto di svolta per il futuro politico del paese in un momento delicato per l’Europa, dato il conflitto in Ucraina e le relazioni tese con la Russia.