Chiede verità e giustizia per suo figlio, Armando Giordano, il padre di Gennaro, giovane morto suicida a Napoli il 2 dicembre 2022, che avrebbe agito per “sfuggire alle pressioni psicologiche e al mobbing” legati alla sua omosessualità. Le accuse di Armando nascono dal profondo dolore per la perdita, supportate da cinque lettere che Gennaro ha lasciato alla sua famiglia, in cui spiegava il suo malessere e le ragioni del suo gesto estremo.
Gennaro Giordano, 39 anni, si è suicidato lanciandosi nel vuoto dalla finestra della sua abitazione vicino a quella dei genitori. L’episodio ha scosso profondamente la famiglia, che ora cerca di far luce sulla situazione, assistita dall’indagine della Procura di Torre Annunziata. I genitori sono convinti che Gennaro sia stato spinto al suicidio dalle pressioni subite sul lavoro, svelando non solo la sua depressione profonda ma anche la sua esperienza di discriminazione.
Nelle sue lettere, Gennaro descrive i cambiamenti del suo stato d’animo negli anni, affermando di essere afflitto da alti e bassi e momenti di stress emotivo intenso, pur cercando di non mostrarlo. Riferisce anche di aver tentato di ricevere aiuto con scarso successo. In un passaggio intenso della sua prima missiva, Gennaro scrive di sentirsi un peso per la sua famiglia, spiegando che il suo disagio è iniziato con la sua situazione lavorativa, dove denuncia di essere perseguitato e discriminato. Gennaro menziona le sue frustrazioni riguardo ai mancati riconoscimenti professionali, e punta il dito contro un nuovo superiore, descritto come bigotto, in grado di discriminare donne e omosessuali, facendolo sentire prigioniero della sua vita.
In contrasto con i toni dolorosi delle sue lettere, Gennaro ha parole affettuose per la sua famiglia, esprimendo il desiderio che non piangano per lui ma che ricordino i momenti felici. Chiede di prendersi cura dei suoi due cani, evidenziando il suo legame affettivo con loro e la sua famiglia. La lettera si chiude con una richiesta di non attribuire colpe alla sua famiglia, sottolineando di essere intrappolato in un ciclo depressionale dal quale non riesce a liberarsi.