In merito alla situazione di Stellantis, il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha espresso preoccupazione riguardo alla proprietà dell’azienda, sottolineando che essa ha poco di italiano e ha ricevuto fondi pubblici dall’Italia per decenni, principalmente per aprire stabilimenti all’estero. Salvini ha dichiarato l’importanza di convocare i sindacati per discutere della situazione dei lavoratori, affermando che il suo pensiero è vicino agli operai e alle loro famiglie, e ha promesso sforzi per proteggerli. Ha definito Stellantis come un “peggior esempio” di utilizzo del denaro pubblico.
Salvini ha altresì commentato la necessità che John Elkann si presenti in Parlamento per rendere conto delle sostanziose somme di denaro pubblico che l’azienda ha ricevuto nel corso degli anni. Ha evidenziato come Stellantis, quando è in gioco il profitto, riesca a sfruttare le risorse, ma si rivolga ai lavoratori quando ha bisogno di assistenza. Il ministro ha richiamato l’attenzione sulla questione dei prestiti garantiti dallo Stato e ha chiesto risultati concreti in cambio dei fondi ricevuti.
D’altra parte, il ministro Adolfo Urso ha espresso una posizione più ottimista dopo un incontro con Elkann in India, indicando che dal colloquio sono emerse condizioni che consentono di sperare in un piano per l’Italia incentrato sullo sviluppo dell’industria automobilistica europea. Urso ha inoltre sottolineato che Stellantis condivide la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione, suggerendo un’apertura al dialogo e alla collaborazione per affrontare le sfide future.
Questa dicotomia tra le posizioni dei due ministri riflette le difficoltà dell’industria automobilistica in Italia e le preoccupazioni riguardo alla sostenibilità e alla sicurezza dei posti di lavoro nella transizione verso una produzione più sostenibile. La questione della proprietà e della gestione di Stellantis rimane al centro del dibattito politico, con una crescente richiesta di responsabilità per l’utilizzo dei fondi pubblici.
