Intrappolati nella sindrome italiana: la continuità nella medietà. Il 2024 si prevede un anno di record per l’occupazione e il turismo, ma anche per la denatalità, il debito pubblico e l’astensionismo. L’analisi del Censis nel 58esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale dell’Italia evidenzia una stagnazione economica, caratterizzata da una mancanza di crescita significativa. Negli ultimi vent’anni, il reddito disponibile lordo pro-capite è diminuito del 7,0%, e la ricchezza netta pro-capite è calata del 5,5% nell’ultimo decennio. La percezione della mobilità sociale è negativa, con l’85,5% degli italiani convinti che sia difficile migliorare la propria posizione sociale.
Il numero degli occupati nel primo semestre del 2024 è pari a 23.878.000, con un incremento di 1,5 milioni rispetto al picco della pandemia, ma il tasso di occupazione italiano rimane il più basso in Europa, con un divario di 8,9 punti percentuali rispetto alla media europea. Se l’Italia raggiungesse il tasso di attività medio europeo, potrebbe disporre di 3 milioni di lavoratori in più. La produzione manifatturiera ha registrato una diminuzione dell’1,2% tra 2019 e 2023, e un ulteriore calo del 3,4% nei primi otto mesi del 2024.
Per quanto riguarda il turismo, nel 2023 le presenze in Italia hanno raggiunto 447 milioni, con un incremento del 18,7% rispetto al 2013 e del 26,7% per il turismo straniero. Tuttavia, la produttività nelle attività terziarie è diminuita dell’1,2% nel periodo 2003-2023, mentre l’industria è cresciuta del 10,0%. Il mercato del lavoro è caratterizzato da una crescente difficoltà nel reperire figure professionali, con il 45,1% delle assunzioni previste che riguarda posizioni difficili da coprire. Le figure più richieste includono specialisti della sanità e professionisti tecnici.
Sotto il profilo previdenziale, il 75,7% degli italiani teme di non avere una pensione adeguata, con ben l’89,8% dei giovani che condivide questa preoccupazione. Inoltre, il 27,2% della popolazione è a rischio di povertà prima dei trasferimenti sociali, un dato superiore alla media UE. Infine, la maggior parte degli italiani sostiene la libertà di scelta per i pensionati riguardo alla possibilità di andare in pensione anticipatamente e lavorare se desiderano.