La questione del fermo amministrativo è al centro di un acceso dibattito, soprattutto in relazione ai veicoli cointestati. Questa misura viene adottata dagli enti di riscossione per recuperare crediti non saldati, ma le interpretazioni giurisprudenziali divergenti complicano la gestione delle situazioni, rendendo necessari chiarimenti normativi. Il fermo amministrativo è una misura cautelare utilizzata per i debiti derivanti da cartelle esattoriali. Se il contribuente non paga entro 60 giorni dalla notifica, l’agente della riscossione può iscrivere un vincolo su beni mobili registrati, come automobili. La procedura inizia con un preavviso che concede 30 giorni per regolarizzare la posizione o richiedere rateizzazione; in mancanza di interventi, il fermo viene iscritto al Pubblico Registro Automobilistico (PRA), bloccando la vendita o la rottamazione del veicolo.
Esistono alcune eccezioni alla misura del fermo. Non si può applicare se il veicolo è essenziale per l’attività lavorativa del debitore o destinato al trasporto di persone con disabilità. La situazione diventa complessa quando il veicolo è cointestato e uno dei proprietari non è debitore. In tale circostanza, si crea un conflitto tra il diritto degli enti riscossori e quello del comproprietario non debitore di utilizzare il bene. Le pronunce giuridiche in merito sono contrastanti. Alcune sentenze, come quella della Commissione Tributaria Regionale del Piemonte (n. 1374/2017), hanno ritenuto illegittimo il fermo su un veicolo cointestato se uno dei comproprietari non è debitore, poiché limiterebbe indebitamente il diritto dell’altro proprietario. Altre, come quella della Commissione Tributaria Provinciale di Como (n. 90/2020), hanno invece considerato legittimo il fermo, permettendo l’applicazione della misura anche a veicoli cointestati.
In assenza di un intervento normativo chiaro, le persone coinvolte in queste situazioni devono consultare un legale esperto per tutelare i propri diritti. Il fermo amministrativo su auto cointestate rappresenta un esempio di conflitto tra il recupero di crediti e i diritti dei cittadini. Si auspica che future regolamentazioni possano portare a soluzioni equilibrate, garantendo tutela e trasparenza per tutte le parti in causa.