La bambina di 11 anni, salvata all’alba di ieri a largo di Lampedusa dall’equipaggio del Trotamar III, ha trascorso la notte in un hotspot gestito dalla Croce Rossa italiana, circondata da persone. È l’unica superstite di un naufragio avvenuto con circa 44 persone a bordo. La piccola, originaria della Sierra Leone, appare “abbastanza tranquilla”, nonostante l’esperienza traumatica. Ha raccontato ai soccorritori di aver lasciato Sfax con il suo fratello maggiore, anch’egli disperso, circa cinque giorni fa. Secondo il suo racconto, il barchino su cui viaggiavano è affondato rapidamente e lei ha passato un paio di giorni in mare, aggrappata a due camere d’aria nel tentativo di sopravvivere alle tempeste del Mediterraneo. Tuttavia, i medici hanno riscontrato discrepanze tra il racconto della bambina e la valutazione clinica: non era in ipotermia e, sebbene disidratata, le sue condizioni di salute erano soddisfacenti. I medici hanno ipotizzato che la bimba, sotto choc, possa avere confuso il tempo trascorso in mare.
Intanto, la Procura di Agrigento ha avviato un’inchiesta per naufragio colposo, omicidio colposo plurimo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le indagini sono supportate dalla guardia costiera e dalla polizia e si concentrano sul naufragio avvenuto con 45 persone a bordo. Si stanno analizzando i monitoraggi effettuati dalle motovedette nella zona dell’incidente, senza risultati concreti fino a quel momento. Non sono stati trovati resti o indizi del naufragio come vestiti o oggetti personali.
Inoltre, l’equipaggio di una Ong, Compass Collective, è stato interrogato dalla guardia costiera poiché avevano pianificato di ripartire verso l’area SAR e avevano sentito la voce della ragazza in mare. La richiesta di chiarimenti giunge nel contesto di un’operazione di soccorso avvenuta in condizioni difficili. Il veliero della Ong rimane fermo a Lampedusa, pronto per la partenza. Le indagini continuano in un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza dei migranti nel Mediterraneo.