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domenica, 15 Dicembre, 2024
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La pesca riduce drasticamente il numero di squali e razze

La pesca eccessiva ha provocato una riduzione superiore al 50% delle popolazioni di pesci condroitti (squali, razze e chimere) dal 1970, secondo un nuovo studio del National Institute of Water and Atmospheric Research (NIWA) pubblicato su Science. Nathan Pacoureau, coautore dello studio, ha sottolineato l’importanza di squali e razze come predatori che supportano le reti alimentari oceaniche. Le specie più grandi, come gli squali di barriera, sono fondamentali per il trasferimento dei nutrienti dalle profondità marine alle barriere coralline, contribuendo alla salute degli ecosistemi. Le razze, in particolare, hanno un ruolo cruciale nella mescolanza e ossigenazione dei sedimenti, influenza che impatta direttamente sulla produttività marina e sullo stoccaggio di carbonio.

I condritti sono un gruppo antico composto da oltre 1.199 specie di pesci, sempre più minacciati dalle attività umane. Gli autori dello studio hanno creato un indice che mostra un aumento del 19% del rischio di estinzione per queste specie. Questo studio evidenzia come la pesca eccessiva delle specie più grandi negli habitat costieri e pelagici potrebbe comportare la perdita fino al 22% delle funzioni ecologiche. Le catture eccessive dovute a pratiche di pesca mirate, insieme alle catture accidentali (bycatch), al degrado dell’habitat, ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, hanno fatto sì che oltre un terzo dei condritti sia ora a rischio estinzione.

Colin Simpfendorfer, coautore dello studio, ha affermato che ci sono soluzioni per affrontare questa crisi. Le nazioni potrebbero ridurre il rischio di estinzione abbassando la pressione di pesca a livelli sostenibili, migliorando la governance della pesca ed eliminando sussidi dannosi. I progressi già realizzati in Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti e in alcune aree d’Europa e Sudafrica offrono motivi di speranza per il futuro dei condroitti. La salvaguardia di queste specie è fondamentale non solo per la biodiversità marittima, ma anche per la salute degli ecosistemi oceanici nel loro complesso. La ricerca continua a mettere in evidenza l’urgenza di interventi proattivi nella gestione delle risorse marine per preservare varietà biologiche cruciali per l’equilibrio degli oceani.

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