Il dibattito sulla manovra economica in Italia sta attraversando un periodo di forte tensione, evidenziato dal taglio del fondo per l’editoria, che ha suscitato una dura reazione dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). La FIEG ha denunciato come tali decisioni soffochino il pluralismo, fondamentale per una democrazia sana. Gli emendamenti proposti dalla maggioranza sono fermi e la legge di bilancio slitterà di qualche giorno prima di arrivare in Aula. Il clima è teso, con il rischio di un esercizio provvisorio che limiterebbe le spese, costringendo il governo a riferirsi ai bilanci precedenti e causando difficoltà a creditori e nel finanziamento delle attività già in corso.
Le principali misure della manovra includono modifiche alla tassa sulle criptovalute, con un aumento dell’aliquota dal 2026, e l’introduzione di un bonus per elettrodomestici fino a 200 euro. Le imprese beneficeranno di una mini-Ires, con una riduzione dell’aliquota per chi reinveste gli utili. Le famiglie riceveranno aiuti aumentati, come l’assegno di inclusione, ma ci saranno anche aumenti delle tasse, come quella di imbarco per i voli e dei pedaggi autostradali. Inoltre, l’equiparazione delle retribuzioni tra parlamentari e non eletti ha suscitato indignazione da parte dell’opposizione.
Il settore editoriale, intanto, continua a sentirsi trascurato. Andrea Riffeser Monti, presidente della FIEG, ha lamentato la mancanza di attenzione da parte del governo verso il supporto al pluralismo e alla libertà di stampa. Egli ha sottolineato che i 20 milioni di euro stanziati per le edicole e le aziende editoriali, in un periodo di crisi profonda, sono insufficienti. Monti ha definito questa cifra come “elemosina” e inadeguata rispetto agli oltre un miliardo destinato ad altre forme di intrattenimento. Gli editori, in un appello rivolto ai parlamentari, hanno richiesto interventi efficaci per garantire il diritto all’informazione, denunciando un paradosso in cui, mentre la politica enfatizza l’importanza di una stampa libera, tratta le aziende editoriali come attività di minore rilevanza. L’indifferenza del governo verso le esigenze del settore è considerata inaccettabile e scandalosa.