Sono giunto a una conclusione: siamo la più strana specie sul pianeta. Pur dominando le leggi della fisica e compiendo conquiste spaziali, siamo capaci di atti di violenza, come uccidere donne per non indossare il velo e uccidere altri semplicemente perché ritenuti “diversi”. Abbiamo fatto progressi in medicina, ma continuiamo a nutrire pregiudizi e a lottare con il concetto di uguaglianza tra uomo e donna. È paradossale che siamo arrivati a sbarcare sulla Luna prima di accettare l’uguaglianza.
Il libro ‘Perché siamo così’ di Padre Doroteo Toic, dell’Ordine di San Benedetto, analizza la nostra umanità in termini di antropologia, paleontologia, etica, filosofia e teologia. Padre Toic si chiede quanto tempo ci vorrà affinché le varie religioni, come cristiani, musulmani ed ebrei, possano riconoscere la loro unità e non la rivalità. Denuncia la ricerca di potere e denaro da parte dell’uomo religioso, suggerendo che invece dovrebbe dedicarsi alla spiritualità e alla costruzione di un’umanità nuova. Riporta una citazione di Jonathan Swift che evidenzia come le religioni siano sufficienti a farci odiare, ma non abbastanza a farci amare.
Toic menziona il Documento sulla fratellanza umana, firmato da Papa Francesco e dal grande Imam di Al Azhar nel 2019, sottolineando come ogni violenza contro l’umanità sia una ferita comune. Le parole di Papa Francesco sull’umanità e la guerra – definita aliena alla razionalità da Papa Giovanni XXIII – rafforzano questo messaggio.
Inoltre, il sacerdote cita il filosofo russo Petr Kropotkin, il quale, studiando la natura, evidenziava come il mutuo sostegno tra le specie animali sia predominante rispetto alla guerra. Kropotkin sostenne che quelli che si aiutano a vicenda riescono a sopravvivere meglio e a sviluppare intelligenza e organizzazione. Per Padre Toic, questo concetto di mutuo appoggio è una legge biologica applicabile anche agli esseri umani, come dimostrano le popolazioni siberiane, dove la solidarietà prosperava in assenza di strutture governative.
In sintesi, il libro di Toic invita a riflettere sulla necessità di costruire una comunità basata sulla solidarietà e sull’accettazione reciproca, superando pregiudizi e divisioni.