La situazione tra Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione, e lo scrittore Nicola Lagioia ha preso una piega legale dopo che Lagioia ha annunciato di essere stato “cordialmente querelato per diffamazione” dal ministro. Lagioia ha spiegato che la sua presunta colpa consiste nell’aver criticato un tweet di Valditara riguardante la limitazione degli stranieri nelle scuole italiane durante la trasmissione “Che sarà ” su Rai3. Secondo Lagioia, il tweet era stato oggetto di numerose critiche da parte del pubblico, ma il ministro ha deciso di querelarlo.
La polemica ha sollevato interrogativi sulla libertà di espressione. Elly Schlein, leader del PD, ha sollecitato chiarimenti sulla libertà di esprimere opinioni nel Paese, sottolineando che Valditara ha già presentato altre denunce contro chi lo critica, inclusi Christian Raimo e il giornalista Giulio Cavalli. Valditara ha replicato che Schlein confonde critica e offesa, difendendo la sua posizione come parte di una cultura del rispetto.
Il legale di Valditara, Alessandro Paone, ha precisato che non si tratta di una querela penale contro Lagioia, ma di una citazione in sede civile, dopo che lo scrittore ha evitato la procedura di mediazione. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha criticato Valditara per la sua apparente intolleranza alle manifestazioni di dissenso, mentre Chiara Appendino, vicepresidente del M5s, ha espresso solidarietà a Lagioia, suggerendo al ministro di dedicare più attenzione ai problemi delle scuole piuttosto che alle querele.
Daniela Ruffino, deputata di Azione, ha proposto una “soluzione” creativa: suggerire a Valditara di consultare l’Accademia della Crusca per decidere sulla fondatezza delle critiche di Lagioia. Se il giudizio fosse favorevole a Lagioia, Valditara potrebbe essere condannato a riscrivere il tweet, mentre in caso contrario, Lagioia dovrebbe scrivere un’asserzione di contrizione.
Questa vicenda mette in evidenza le tensioni tra libertà di espressione e reazioni di chi occupa cariche pubbliche, sollevando un dibattito su come vengono gestite le critiche in un contesto democratico.