Andrea Poloni, un uomo di 55 anni residente a Treviso, è deceduto dopo un viaggio in Congo a causa di una sospetta febbre emorragica. La notizia è stata comunicata dall’igiene pubblica della Asl Marca trevigiana, con analisi di campioni di sangue che hanno rivelato la presenza di plasmodium falciparum, il parassita responsabile della malaria. L’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma ha escluso la presenza di altri agenti patogeni. Poloni, che lavorava in Congo per promuovere l’agricoltura biologica e nuovi macchinari, era anche impegnato in progetti di cooperazione, raccogliendo fondi per sviluppo comunitario insieme alla sua compagna congolese.
Dopo il ritorno in Italia, Poloni ha cominciato a manifestare sintomi gravi di malessere, spingendo la figlia a contattare un medico. Tuttavia, quando è stato ricoverato, le sue condizioni erano già critiche, rendendo impossibile una terapia efficace. In risposta al caso, sono state attivate misure di sanità pubblica, in sinergia con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità, tra cui l’isolamento fiduciario per l’unico contatto noto di Poloni.
Nel frattempo, in Congo, il ministero della Salute ha dichiarato di aver identificato la malattia misteriosa che ha causato centinaia di vittime come un caso di malaria grave, aggravata da malnutrizione, con 143 morti registrate nella provincia di Kwango e un tasso di mortalità del 6,2%. Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) è stata cauta, affermando che le cause non sono ancora state definitivamente accertate. Campioni di sangue sono stati inviati ai laboratori Oms per ulteriori analisi.
Le relazioni delle autorità sanitarie locali indicano che sono distribuiti farmaci antimalarici nei principali ospedali della regione e stanno arrivando nuovi kit sanitari per gestire i casi moderati e critici. Infine, è emerso che Poloni non ha avuto contatti con personale sanitario né ha ricevuto cure prima di essere ricoverato, contrariamente ad altri pazienti con precedenti storie simili che sono guariti. Le manifestazioni cliniche associate ai decessi in Congo comprendono febbre, difficoltà respiratorie e segni di malnutrizione acuta, situate in un’area rurale con accesso difficile, aggravato dalle condizioni climatiche attuali.