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lunedì, 23 Dicembre, 2024
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Magistratura: le mie ragioni contro la separazione delle carriere

Il giudice della Corte dei Conti, Salvarire Sfrecola, esprime sul suo blog “Un Sogno Italiano” le sue riserve riguardo alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, sostenendo che l’idea promossa dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non conduce necessariamente a una giustizia più equa ed efficiente. La proposta di separazione viene vista come una replica di ideologie passate, come quella di Licio Gelli, senza considerare che i magistrati attualmente condividono un percorso di formazione comune e lavorano in spazi che li vedono spesso interagire.

Sfrecola sottolinea che l’idea che i giudici possano essere influenzati dai pubblici ministeri a causa della loro affiliazione alla stessa carriera è fuorviante. È vero che esiste una relazione di lavoro tra le due figure, ma la normativa già prevede una certa separazione delle funzioni tra giudici e requirenti. Aggiunge che la separazione delle carriere proposta non necessariamente porta a un reale miglioramento del sistema, ma anzi potrebbe peggiorare il rapporto tra difesa e accusa, danneggiando gli imputati.

L’idea di operare in edifici separati e di istituire organi di autogoverno distinti per giudici e pubblici ministeri è vista come una misura inadeguata. Il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, evidenzia che ogni magistrato opera secondo le responsabilità legate al proprio ruolo piuttosto che attraverso relazioni personali. Sottolinea come la separazione delle carriere possa minacciare i principi di autonomia e indipendenza della magistratura.

Il dibattito sulla necessità di rendere l’azione penale discrezionale, piuttosto che obbligatoria, è critico, poiché potrebbe condurre a decisioni influenzate da interessi politici. Questo sconvolgerebbe il principio di uguaglianza di fronte alla legge, fondamentale per un sistema giudiziario indipendente. La proposta, quindi, sarebbe una forma di subordinazione del pubblico ministero al potere esecutivo, riaccendendo preoccupazioni storiche su controlli sul sistema giudiziario.

In sintesi, Sfrecola avverte che la separazione delle carriere potrebbe compromettere gravemente l’indipendenza della magistratura, favorendo un ritorno a un sistema dove il pubblico ministero è dipendente dal potere politico, contrariamente ai principi della Repubblica Italiana.

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