Durante le dichiarazioni di voto sulla manovra, si sono verificate tensioni in Senato tra il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Renzi ha criticato il governo per aver introdotto una norma ‘ad personam’ che impedisce ai parlamentari e membri del governo di ricevere compensi da Paesi al di fuori dell’area economica europea. Ha affermato che questa norma costituisce un pericoloso precedente e ha paragonato l’attuale governo a quello di Giuseppe Conte, affermando di preferire il precedente premier.
La situazione si è intensificata quando Renzi ha chiesto a La Russa di mantenere il silenzio in aula. La Russa, però, ha replicato che la mancanza di silenzio non era una novità, esortandolo a proseguire senza dare lezioni. Renzi ha insistito che La Russa doveva rispettare l’opposizione, mentre il presidente del Senato ha risposto chiedendo a Renzi di non scappare dalla verità.
Successivamente, Renzi ha condiviso su X il suo disappunto per essere stato interrotto in diretta. Ha denunciato le norme fatte di notte per attaccare un leader dell’opposizione come un atto gravissimo e indegno di uno Stato liberale. Ha evidenziato che era la prima volta in 70 anni che il potere esecutivo attaccava un avversario politico per via legislativa. Ha espresso la speranza che La Russa reagisse all’appellativo di “camerata”, suggerendo che se lo considerasse un complimento, ci sarebbe stata una maturazione democratica. Renzi ha concluso dicendo che non si lascerà silenziare e che il 2025 si preannuncia un anno interessante per chi non si piega ai diktat.
La Russa ha risposto alle accuse di Renzi, affermando che il leader di Italia Viva sta mentendo e che il video del suo intervento dimostra che Renzi ha fatto un attacco immotivato alla presidenza. Ha aggiunto che non aveva intenzione di offrirgli alcun supporto per il suo tentativo di creare conflitto e ha deriso la pretesa di Renzi, augurandogli di trascorrere gli anni rimanenti come ha fatto lui. In questo scambio, si è evidenziato un clima di forte antagonismo politico.
