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domenica, 12 Gennaio, 2025
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Un’analisi del sangue rivela l’Alzheimer in fase iniziale

Il calo dei livelli ematici di acetil-L-carnitina e carnitina libera potrebbe essere all’origine del peggioramento della malattia di Alzheimer, in particolare tra le donne. Questa scoperta è emersa da uno studio condotto presso il NYU Langone Health di New York e altri centri negli Stati Uniti e in Brasile, pubblicato su Molecular Psychiatry. Si è osservato un abbassamento graduale di questi livelli in relazione alla gravità del declino cognitivo, con cali più marcati nelle donne, anche in quelle senza segni evidenti di deterioramento. Gli uomini hanno mostrato una diminuzione significativa solo dell’acetil-L-carnitina, suggerendo differenze di genere nella malattia.

I risultati indicano che i livelli bassi di queste molecole possono servire come biomarcatori per valutare la gravità della malattia e il rischio di Alzheimer. L’analisi ha coinvolto 93 volontari con diversi gradi di compromissione cognitiva e 32 soggetti cognitivamente sani. I dati californiani hanno confermato quelli brasiliani. La diagnosi di gravità della malattia è migliorata notevolmente con l’integrazione di questi biomarcatori, portando a un tasso di accuratezza del 93%.

I ricercatori, tra cui Betty Bigio e Carla Nasca, suggeriscono che l’acetil-L-carnitina e la carnitina libera possano non solo indicare la presenza della malattia, ma anche fornire fondamentali obiettivi terapeutici per comprendere le cause e intervenire prima del danno cerebrale permanente. Potrebbero inoltre permettere lo sviluppo di un semplice esame del sangue per monitorare la progressione dell’Alzheimer, sostituendo metodi più invasivi come le punture spinali.

L’acetil-L-carnitina è anche coinvolta nel trasporto di molecole dai mitocondri al nucleo cellulare, attivando geni cruciali per la produzione di glutammato, fondamentale per la plasticità cerebrale. L’ippocampo, che gestisce la memoria, è una delle aree più danneggiate dall’Alzheimer. Tuttavia, alti livelli di glutammato possono correlarsi a disturbi dell’umore e depressione, che a loro volta mostrano legami con l’Alzheimer.

Inoltre, le carenze di acetil-L-carnitina potrebbero associarsi a depressione e traumi infantili, spingendo alla necessità di future indagini su come prevenire la progressione della depressione in pazienti con Alzheimer. La ricerca continua nel tentativo di definire ulteriormente biomarcatori utili per gestire e affrontare questa malattia.]

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