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lunedì, 13 Gennaio, 2025
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Perché ogni scusa è valida?

Le recenti manifestazioni nelle città italiane come Torino, Roma, Avellino, Sulmona e Varese hanno sollevato polemiche e preoccupazioni. Si assiste a eventi caratterizzati da aggressioni alle forze dell’ordine, urla e sventolio di bandiere per la Palestina, con i manifestanti che si identificano come studenti, nonostante la maggior parte di loro non lo sia realmente. La violenza di tali manifestazioni sembra diventata una costante, spingendo i cittadini a sentirsi insicuri nel proprio ambiente quotidiano, impedendo anche attività normali come shopping o passeggiate.

Il motivo dichiarato delle proteste è la difesa dei palestinesi e la denuncia di un presunto genocidio, con Israeliani e il loro primo ministro nel mirino degli attacchi. Tuttavia, ciò che sorprende è l’aggressione rivolta verso agenti delle forze dell’ordine, che svolgono il loro lavoro con stipendi modestissimi e rischiando frequentemente la vita. La domanda sorge spontanea: chi sono realmente questi manifestanti? Poiché pochi sono universitari o operai, sembra che siano gruppi organizzati di violenti che si nascondono dietro la facciata di manifestazioni pacifiche, con slogan minacciosi come “Assassini” e “Uccidiamo gli sbirri”.

Recentemente si è protestato anche per la morte di un giovane seguito da un inseguimento da parte dei Carabinieri; tuttavia, le accuse contro la polizia precedono le indagini, e già si parla di omicidio, senza attendere che la verità emerga. Queste situazioni spingono il ministro Piantedosi a dichiarare che si tratta di una sfida allo Stato, mettendo in evidenza l’ingiustificabile aggressione a chi fa il proprio dovere.

Le polemiche politiche si infittiscono con l’intervento dell’ex capo della polizia, Franco Gabrielli, che critica l’operato della polizia in questo caso specifico, mentre la senatrice Licia Ronzulli lo accusa di cercare visibilità. Questo costante battibecco politico non fa altro che distogliere l’attenzione dalle vere vittime: le forze dell’ordine e quei cittadini che desiderano semplicemente vivere in tranquillità, lontani da violenze e conflitti. I manifestanti continuano a seminare caos, mentre la popolazione si chiede se le guerre, quelle reali e metaforiche, possano finalmente finire.

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