22 Settembre 2024

A 44 e 60 anni, il corpo umano attraversa due picchi di invecchiamento

Un recente studio condotto dall’Università di Stanford, pubblicato sulla rivista Nature Aging, ha rivelato due periodi di invecchiamento accelerato nel corpo umano: attorno ai 44 e ai 60 anni. I ricercatori hanno analizzato campioni biologici da 108 partecipanti di età compresa tra 25 e 75 anni, raccogliendo oltre 5.400 campioni e analizzando più di 135.000 caratteristiche biologiche. Questo approccio innovativo è stato sottolineato da Etienne Patin, ricercatore in epidemiologia genetica presso l’Institut Pasteur, il quale ha evidenziato come solo il 6,6% delle molecole analizzate abbia mostrato cambiamenti lineari, mentre l’81% si è evoluto in fasi specifiche della vita, particolarmente attorno alle età chiave sopra menzionate.

A circa 40 anni, le cellule muscolari e cutanee iniziano a recuperare più lentamente dopo l’attività fisica, coincidente con l’emergere di segni di invecchiamento come rughe e capelli grigi. Anche la capacità di metabolizzare alcol e grassi diminuisce. Invece, a 60 anni, si osservano disfunzioni immunitarie legate al funzionamento renale e cardiaco, oltre a un aumento delle difficoltà nel metabolismo dei carboidrati. Eric Gilson, professore e fondatore dell’Istituto di ricerca sul cancro e l’invecchiamento a Nizza, ha collegato questi cambiamenti all’aumento della prevalenza di malattie come il diabete di tipo 2 e i tumori, associando il calo dell’efficacia del sistema immunitario alla crescente incidenza di queste patologie.

Lo studio ha anche evidenziato picchi nella prevalenza di malattie neurologiche e cardiovascolari in entrambe le fasce di età, pur senza fornire spiegazioni dettagliate. In un contesto storico, l’aspettativa di vita prima del XIX secolo era di circa 40-50 anni, un dato che è aumentato nel tempo grazie ai progressi della medicina. Tuttavia, Gilson suggerisce che la biologia umana non si sia ancora adattata a questa nuova realtà di vita più lunga.

Allo stesso modo, i fattori di stress ambientale e le diverse forme di inquinamento contribuiscono all’invecchiamento e alla salute generale, come evidenziato dalla MIT Technology Review. Nonostante i dati raccolti nello studio di Stanford siano impressionanti, vi sono limitazioni significative, tra cui il numero relativamente ridotto di partecipanti, tutti provenienti da una comunità con un alto reddito medio, il che potrebbe non essere rappresentativo della popolazione generale.

Gli autori dello studio riconoscono quindi l’importanza di ulteriori ricerche per validare e ampliare i risultati, possibilmente includendo coorti più ampie per cogliere la complessità dell’invecchiamento umano. Questo studio rappresenta una pietra miliare nella comprensione dell’invecchiamento, incoraggiando futuri approfondimenti su come vari fattori biologici e ambientali interagiscano nel processo di invecchiamento.

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