Due parolacce sono state scoperte dietro un codice alfanumerico, necessario per accedere alla card cultura gratuita destinata ai dipendenti comunali di Bologna. Il sindacato di base Sgb ha denunciato la situazione, definendo il codice come un “significativo aggettivo” rivolto ai lavoratori, accompagnato da una lettera firmata dal sindaco Matteo Lepore. Il codice in questione è 27UP1d0c0c091ion3, da cui, sostituendo i numeri con lettere similari, emergerebbero le parole “stupido” e “coglione”.
Il sindacato Sgb ha accusato il comune di Bologna, affermando che il sindaco e i dirigenti abbiano voluto deridere i dipendenti, esultando per aver ottenuto un piano integrativo a scapito del loro benessere. Hanno aggiunto: “I dipendenti comunali saranno anche dei cogl**ni, ma non così stupidi da non decifrare il codice alfanumerico in social slang”. La card, accompagnata da una lettera che sottolinea l’importanza della cultura bolognese, è stata vista dal sindacato come una beffa. La lettera affermava: “Questa iniziativa rappresenta non solo un segno di gratitudine per il tuo lavoro, ma anche un invito a diventare testimone della cultura bolognese”.
Sgb ha chiesto al sindaco di scusarsi pubblicamente e di modificare immediatamente il codice. Hanno esortato Lepore ad assumersi la responsabilità dell’accaduto e a prendere provvedimenti nei confronti dei dirigenti coinvolti, senza cercare di trasferire la colpa ad altri. La questione ha suscitato anche l’indignazione delle opposizioni, che hanno definito l’episodio come un “fatto grave”.
Questo episodio ha messo in luce non solo l’inadeguatezza del codice stesso, ma anche la percezione di mancanza di rispetto verso i dipendenti comunali. Si è creato un dibattito su come le istituzioni debbano trattare i loro lavoratori e sulla necessità di una maggiore sensibilità nella comunicazione. La reazione del sindacato e il coinvolgimento delle opposizioni evidenziano il malcontento tra i dipendenti comunali e la chiamata a una maggiore responsabilità da parte dell’amministrazione comunale. La questione resta aperta, con richieste di chiarimenti e modifiche da parte dei sindacati e dei lavoratori stessi.