Il Comune di Gualdo Tadino, in Umbria, ha manifestato la sua disponibilità ad accogliere i migranti che potrebbero essere rimandati in Italia dai centri albanesi. Questa posizione è espressa in una lettera del sindaco Massimiliano Presciutti indirizzata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al sottosegretario Emanuele Prisco e al prefetto di Perugia Armando Gradone. Nella lettera, Presciutti sottolinea che Gualdo Tadino è una delle 18 municipalità umbre che, al momento, accolgono 471 migranti attraverso la rete Sai, autorizzata dal ministero.
Il sindaco evidenzia come l’amministrazione comunale abbia fatto una scelta convinta di accogliere migranti, consapevole che un modello di accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale rappresenti una delle uniche modalità di gestione del fenomeno migratorio. Questo approccio, secondo Presciutti, non solo garantisce maggiore sicurezza e controllo, ma favorisce anche una più efficace integrazione dei migranti.
Presciutti specifica che la comunità ha già accolto una famiglia ucraina, dimostrando un impegno attivo nell’affrontare le questioni legate alla migrazione. La disponibilità di Gualdo Tadino deriva da un’esperienza consolidata nella gestione dei flussi migratori, caratterizzata da una cooperazione proficua con la prefettura di Perugia. Il sindaco ricorda progetti passati che hanno portato a risultati significativi in termini di sicurezza e integrazione, ponendo l’accento sull’importanza di un approccio collaborativo e diretto.
In sintesi, Gualdo Tadino si è dichiarata pronta a fornire supporto e accoglienza ai migranti, avendo già esperienze pregresse positive nella gestione di situazioni similari. La lettera del sindaco è quindi un appello alla collaborazione istituzionale per affrontare il fenomeno migratorio in modo efficace e umano. La proposta si inserisce in un contesto di crescente attenzione verso le politiche di integrazione e accoglienza, sottolineando il ruolo fondamentale che i comuni possono avere nella gestione dei flussi migratori e nell’inclusione sociale.