Rino Tommasi è morto oggi, mercoledì 8 gennaio, all’età di 90 anni. La sua carriera è stata caratterizzata da una straordinaria passione per lo sport, durante la quale ha partecipato come inviato a 13 edizioni dei Giochi Olimpici, a 7 edizioni del Super Bowl e ha commentato 149 tornei del Grande Slam di tennis con oltre 400 telecronache di pugilato. Il numero delle sue trasferte negli Stati Uniti supera le 157, evidenziando il significato del suo lavoro. Per Tommasi, commentare il suo sport preferito, in particolare tennis e pugilato, era molto più di un lavoro: era una vera e propria vocazione.
Le sue telecronache di tennis, in particolare quelle realizzate in coppia con Gianni Clerici, hanno reso celebre il duo tra gli appassionati. La sua preparazione statistica, guadagnandosi il soprannome di ‘computeRino’, rifletteva non tanto una pignoleria quanto un’approccio meticoloso e americano nei confronti delle performance sportive, convinto che i numeri potessero raccontare storie significative di successo. Tra le sue iniziative memorabili, quella del mondiale di pugilato Hagler-Mugabi rimane un capolavoro di emozione e drammaticità nella storia della televisione sportiva italiana.
Tommasi non solo ha commentato eventi di pugilato, ma è stato anche un organizzatore di eventi, portando i suoi incontri di pugilato a Roma grazie alla sua Italiana Organizzazioni Sportive (Itos). Ha collaborato con numerosi campioni, tra cui Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi, operando come uno dei più giovani promoter d’Italia. Ha anche seguito da vicino leggende internazionali come Mike Tyson e Roberto Duran.
Oltre a questa carriera nel pugilato, Tommasi ha diretto la sezione sportiva di Canale 5, portando in televisione le emozioni degli sport americani. È stata una figura di riferimento non solo nel giornalismo sportivo ma anche nella promozione e organizzazione di eventi sportivi, guadagnandosi numerosi riconoscimenti e premi sia in Italia che all’estero.
Figlio di un atleta olimpico, Tommasi ha vissuto una vita dedicata allo sport, mantenendo sempre un legame speciale con l’atletica e il calcio, e in particolare con l’Hellas Verona, la sua squadra del cuore. La sua vita e il suo lavoro riflettono un autentico amore per lo sport, testimoniato anche dal titolo di uno dei suoi libri, “Forse ho visto troppo sport”.