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sabato, 11 Gennaio, 2025
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Anche BlackRock si ritira dall’attivismo climatico

Nonostante la crisi climatica, il mondo finanziario statunitense sembra distaccarsi dalla questione. BlackRock, il maggiore gestore patrimoniale globale, ha annunciato il ritiro dall’attivismo sulle politiche climatiche, comunicando la sua uscita dal gruppo Net Zero Asset Managers. Questo consorzio di aziende mira a ridurre le emissioni di gas serra nette a zero entro il 2050. BlackRock, che gestisce un portafoglio di 11.500 miliardi di dollari, giustifica la sua decisione affermando che due terzi dei suoi clienti sono già impegnati ad azzerare le emissioni di CO2, rendendo superflua l’adesione all’alleanza, attivata nel 2021.

Il vicepresidente Philipp Hildebrand ha indicato che l’appartenenza a tali organizzazioni ha generato confusione e ha attirato indagini legali da parte di vari stati a maggioranza repubblicana, che accusano le banche e i gestori di violazioni delle leggi antitrust, influenzando il mercato dei combustibili fossili e aumentando i prezzi energetici. Negli Stati Uniti, a causa di queste pressioni legali e dell’amministrazione Trump all’orizzonte, molte aziende hanno iniziato a ritirarsi da impegni di decarbonizzazione.

Negli ultimi tempi, c’è stata una vera e propria corsa al disimpegno da parte delle principali istituzioni finanziarie americane in vista dell’insediamento di Trump, previsto per il 20 gennaio. Anche le sei maggiori banche statunitensi, tra cui JP Morgan e Goldman Sachs, hanno abbandonato la Net-Zero Banking Alliance. Ci si aspetta che il ritorno di Trump segni un cambiamento drastico rispetto alle politiche climatiche promosse dall’amministrazione Biden, che sosteneva fortemente l’impatto umano sui cambiamenti climatici.

La Net Zero Asset Managers, prima delle elezioni, contava 325 membri, la maggior parte dei quali ha confermato il loro impegno per la neutralità carbonica. Tuttavia, l’uscita di BlackRock e altre diserzioni evidenziano una crescente opposizione alle politiche climatiche da parte di figure repubblicane e di gruppi di pressione, creando rischio legale e finanziario per le aziende.

In parallelo, il servizio Copernicus ha proclamato il 2024 come l’anno più caldo mai registrato, con una temperatura media globale che supera di 1.5°C rispetto ai livelli preindustriali, confermando l’urgenza della questione climatica. I risultati sono il frutto del monitoraggio scientifico effettuato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio.

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