La Turchia ha fatto domanda per entrare nei Brics, il gruppo delle principali economie emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Questa iniziativa, riportata dall’agenzia Bloomberg, era prevista da tempo ed è parte della strategia di Ankara per espandere la sua influenza globale e rafforzare i legami economici verso est. Il 10 giugno, il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha partecipato come ospite al summit dei ministri degli Esteri Brics, dove ha descritto l’organizzazione come una “alternativa all’Unione Europea”.
Il gruppo dei Brics ha come obiettivo quello di consolidare l’alleanza tra le cinque principali economie emergenti e ha visto un aumento della propria attrattività economica negli ultimi anni. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è particolarmente interessato ai potenziali benefici di un’adesione della Turchia. Tuttavia, il governo turco mantiene anche l’idea di un’unione doganale con l’Unione Europea, considerata cruciale per l’economia nazionale, senza escludere la possibilità di stabilire accordi vantaggiosi con altre economie in crescita.
Inizio 2024 ha segnato un passo significativo nel processo di espansione dei Brics, che ha invitato nuovi Paesi come Argentina, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti a unirsi all’organizzazione. Recentemente, anche la Palestina ha presentato una domanda di adesione. I Brics hanno spesso guadagnato il soprannome di alternativa al G7, differenziandosi per non essere dominati da Paesi occidentali. Economisti e analisti prevedono un’importante crescita dei Brics nel contesto dell’economia globale nei prossimi anni.
In sintesi, la richiesta della Turchia di unirsi ai Brics evidenzia la sua intenzione di diversificare le proprie relazioni economiche e di esplorare nuove opportunità di alleanza al di fuori dell’orbita europea. La crescente attrattiva dei Brics e il loro potenziale come attore globale influente pongono interrogativi sul futuro delle dinamiche economiche internazionali, specialmente in un contesto di rivalità crescente tra potenze occidentali e emergenti. La Turchia, attraverso questa mossa, cerca di posizionarsi strategicamente nel nuovo equilibrio di potere economico globale.