Antonella Giuli, sorella del ministro della Cultura, risponde in una lettera aperta alle anticipazioni del programma ‘Report’, condotto da Sigfrido Ranucci, che andrà in onda su Rai Tre. Giuli lamenta un attacco mediatico che mette a nudo la sua vita privata, in particolare la malattia del suo bambino di sette anni. La trasmissione accusa Antonella di non recarsi mai in ufficio e di lavorare per il partito Fratelli d’Italia in conflitto con il suo contratto. Secondo Giuli, le affermazioni del programma sono manipolatorie e diffamatorie, sostenendo di onorare con dedizione il suo impegno professionale come addetta stampa alla Camera dei Deputati.
Giuli sottolinea che il suo tempo libero è dedicato alla sua famiglia, e specifica che i momenti di libertà vengono trascorsi con i suoi due figli, uno dei quali ha una grave patologia. La lettera esprime il timore che le sue parole, che descrivono il suo diritto alla privacy e al supporto familiare, vengano distorte nel montaggio del servizio. Giuli esprime anche la sua indignazione per la necessità di dover giustificare pubblicamente il suo diritto di accudire il figlio, ponendo la questione se sia giusto trovarsi in una simile condizione.
In risposta, Ranucci afferma che Report non ha alcuna morbosità nei confronti di Giuli e difende l’inchiesta, sottolineando come la Giuli, pur essendo assunta alla Camera, continui a lavorare per Fratelli d’Italia, contravvenendo alle clausole del suo contratto. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, accusa Ranucci di mentire e mostrare ossessioni patologiche nei confronti della Giuli. Anche il deputato di Italia Viva, Davide Faraone, esprime solidarietà a Giuli, sottolineando la violenza mediatica subita, che non dovrebbe mescolarsi con la politica.
Infine, Sandro Ruotolo del PD critica l’attacco a Report, invitando a riflettere sul rispetto per il lavoro giornalistico, sostenendo che esistono professionisti che non si piegheranno mai agli interessi di parte. La polemica si intensifica, mettendo a fuoco il delicato equilibrio tra vita privata e pubblica in un contesto politico sempre più aggressivo.