23 Settembre 2024

Assegni INPS da restituire immediatamente: la nuova comunicazione preoccupa gli italiani

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Negli ultimi mesi, l’INPS ha causato preoccupazione tra i beneficiari di assegni, chiedendo loro di restituire somme già incassate. È importante verificare l’autenticità della comunicazione e accertarsi che provenga realmente dall’INPS, poiché ci sono anche tentativi di phishing da parte di truffatori che si spacciano per l’ente previdenziale. Questi tentativi possono indurre i contribuenti a credere di dover restituire denaro per evitare sanzioni.

L’INPS ha la facoltà di richiedere la restituzione di somme indebitamente incassate. Ciò può avvenire dopo una verifica che accerta che il beneficiario non avesse diritto agli importi ricevuti. Un esempio comune riguarda i percettori della NASpI, l’indennità di disoccupazione per chi ha perso involontariamente il lavoro. L’INPS, attraverso controlli periodici, può intervenire quando ritiene che ci sia stata un’erogazione non legittima.

Le ragioni per cui l’INPS può richiedere la restituzione includono errori nel comunicare i dati reddituali da parte del beneficiario o calcoli errati da parte dell’ente. La richiesta di restituzione può avvenire quando il beneficiario perde i requisiti di accesso alla NASpI, come nel caso di chi non risulta più in stato di disoccupazione o ha accumulato meno di 13 settimane di contribuzione.

Quando si riceve una comunicazione di restituzione da parte dell’INPS, è fondamentale esaminare attentamente il contenuto per capire le motivazioni sottostanti. In alcuni casi, la richiesta di rimborso può essere infondata, e il beneficiario ha il diritto di presentare un ricorso amministrativo all’INPS. Se la restituzione è giustificata, in caso di importi elevati, è possibile richiedere una rateizzazione del rimborso.

Tuttavia, ci sono situazioni in cui l’INPS ha chiesto rimborsi in modo illegittimo. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 90 del 20 maggio 2024, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 8, comma 4 del decreto legislativo n. 22 del 2015. Questa norma imponeva la restituzione integrale dell’indennità se il beneficiario stipulava un contratto di lavoro durante il periodo di ricezione della NASpI. La Corte ha affermato che tale obbligo di restituzione violava i principi di proporzionalità e ragionevolezza, nonché il diritto al lavoro, specialmente in contesti in cui le attività imprenditoriali subiscono restrizioni non imputabili al lavoratore, come nel caso della pandemia.

Pertanto, nel valutare le richieste dell’INPS, è cruciale comprendere la correttezza delle informazioni e i diritti dei beneficiari. In caso di disagio, è consigliato cercare assistenza legale o contattare direttamente l’INPS per chiarimenti. La tempestività nelle risposte e la conoscenza dei propri diritti sono essenziali per gestire al meglio queste situazioni.

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