venerdì, Ottobre 4, 2024
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Australia, il governo propone il divieto dei social per i minori di 16 anni

In Australia, il governo ha in programma di vietare l’accesso ai social network per i più giovani, stabilendo un’età minima per il loro utilizzo. Il premier Anthony Albanese ha dichiarato che questa misura potrebbe contribuire a tenere i bambini lontani dai dispositivi elettronici e incoraggiarli invece a partecipare ad attività fisiche, come sport all’aperto. La legge federale, che prevede l’introduzione di restrizioni sugli accessi a piattaforme come Facebook, Instagram e TikTok, sarà presentata entro la fine di quest’anno. Sebbene l’età minima non sia ancora stata definita, si ipotizza che sia compresa tra i 14 e i 16 anni. Prima dell’implementazione della legge, prevista per la fine del 2024, sarà condotto un esperimento per verificare l’età degli utenti.

Albanese ha espresso il desiderio di vedere i bambini impegnati in esperienze reali con persone reali, piuttosto che immersi nel virtuale: “Voglio vedere i bambini lontani dai telefonini e nei campi di calcio, nelle piscine o nei campi da tennis”, affinché possano evitare i danni sociali che, secondo il premier, sono legati all’uso dei social media.

In Italia, la questione su quanto sia possibile adottare misure simili è stata sollevata dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, in un’intervista a RTL. Abodi ha dichiarato di non credere nei divieti, ma piuttosto nell’importanza dell’educazione e del ruolo chiave che la scuola e le famiglie devono avere in questo contesto. Secondo il ministro, è fondamentale che gli adulti si assumano la responsabilità di guidare i giovani nell’uso degli smartphone, suggerendo che l’uso corretto della tecnologia è una questione di stabilire limiti piuttosto che di imporre divieti.

Abodi ha ribadito la necessità di un dialogo più aperto e profondo sul tema, sottolineando che la scuola gioca un ruolo cruciale nel far comprendere il valore delle restrizioni e nel promuovere un uso consapevole della tecnologia. La discussione sull’approccio da adottare nella regolamentazione dell’uso dei social media tra i giovani resta quindi aperta e complessa.

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