Negli anni ’60, l’acquisto di un’auto per il ceto medio in Italia era relativamente accessibile, richiedendo solo sei o sette stipendi, al massimo otto. In quel periodo, il paese stava vivendo un boom economico con una crescita sostenuta del PIL e una disponibilità di finanziamenti più ampia. Le famiglie consideravano l’auto un bene necessario per la vita quotidiana piuttosto che un simbolo di status sociale.
Oggi, la situazione è drasticamente cambiata. Nonostante gli stipendi lordi siano aumentati rispetto agli anni ’60 e ’70, le tasse hanno un impatto notevole sul potere d’acquisto. Le aliquote fiscali, che variano dal 23% al 43%, lasciano ai lavoratori solo una porzione ridotta del loro stipendio, utilizzata principalmente per bollette e spese di vita quotidiana, limitando la possibilità di risparmiare e di effettuare acquisti significativi come un’auto.
Le auto sono diventate beni troppo costosi per il ceto medio. Le poche vetture a basso costo sul mercato sono accessibili solo a chi ha un reddito più alto. Ad esempio, nel 2024, la FIAT Topolina, descritta come un quadriciclo elettrico utile per gli spostamenti in città, rappresenta l’auto più economica, ma il suo prezzo di circa 9.500 euro è già considerevole per molti. Inoltre, anche le utilitarie ancora prodotte sono aumentate di prezzo e ora costano quanto un tempo costavano le auto destinate ai più abbienti.
Diverse sono le ragioni dietro a questo aumento dei prezzi. La carenza di microchip ha rallentato la produzione automobilistica negli ultimi cinque anni e ha fatto salire la domanda. Anche i costi delle materie prime sono aumentati, mentre regolamenti ambientali più rigidi hanno ulteriormente gonfiato i costi di produzione.
In questo contesto, si avverte una crescente frustrazione tra le fasce meno abbienti della popolazione, che percepiscono un divario sempre più ampio tra chi può permettersi beni e servizi e chi, invece, è costretto a fare rinunce. La situazione è peggiorata nel corso dell’ultimo decennio, con i prezzi delle utilitarie aumentati del 30% rispetto agli anni 2010, a fronte di redditi stagnanti. Questa dinamica rende l’acquisto di un’auto un obiettivo sempre più difficile da raggiungere per il ceto medio italiano.