I russi hanno preso possesso di Vuhledar, una cittadina del Donetsk in ruoli martoriati dalla guerra, che un tempo ospitava 14.000 abitanti ed è ora ridotta a macerie. Un centinaio di civili sembrano ostinarsi a rimanere in un luogo privo di alternative, evidenziando la tragedia umanitaria in corso. Vuhledar, simbolo della resistenza ucraina, segue le orme di altre città come Bakhmut e Avdiivka, e la sua caduta rappresenta un ulteriore segnale della fase critica che l’Ucraina sta affrontando, anche in relazione alle operazioni promozionali russe come quella di Kursk.
L’avanzata russa nel Donetsk ha importanti ripercussioni sulle strategie di entrambe le parti coinvolte in questa guerra di logoramento. Secondo Mark Rutte, il nuovo segretario generale della NATO, i progressi russi sul campo sono costati vite umane e feriti in numero significativo, giungendo a mille al giorno. Ciò mette in discussione l’efficacia delle tattiche impiegate e la sostenibilità della guerra per entrambe le forze in conflitto.
Nel frattempo, il presidente statunitense Joe Biden sta aprendo un dialogo sul possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO, un argomento di crescente interesse sia in pubblico sia in privato. Volodymyr Zelensky sta riconsiderando la propria strategia, probabilmente rendendosi conto che le promesse di una vittoria totale stanno diventando sempre più irrealistiche. Secondo il Financial Times, Biden sta pensando di procedere in questa direzione, ricalcando il modello della Germania Ovest, che è stata ammessa nell’Alleanza anche quando era ancora divisa e parzialmente occupata dai sovietici.
Il dibattito sulla NATO potrebbe essere inserito in un contesto più ampio di negoziati con Mosca, puntando a una tregua potenziale che arrivi entro il 2025. La situazione attuale in Ucraina e le recenti conquiste territoriali da parte della Russia evidenziano la necessità di una ristrutturazione delle politiche e delle strategie militari, nonché di discussioni diplomatiche per affrontare la crisi in modo più costruttivo.