Nel 2022, le elezioni per la Provincia di Asti hanno rivelato un procedimento elettorale controverso. Il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, avrebbe indicato ai membri del suo partito, Forza Italia, di votare per un candidato specifico, Simone Nosenzo, promettendo che avrebbe distribuito bigliettini con istruzioni su come scrivere il nome sulla scheda. L’idea era che ognuno dovesse utilizzare modalità diverse di scrittura per rendere rintracciabile l’elettore. Questo comportamento ha portato a una denuncia da parte di un assessore comunale, Mario Bovino, il quale ha sollevato questioni sulla violazione delle normative elettorali.
Seguendo la denuncia, la procura di Asti ha inserito il nome di Rasero nel registro degli indagati per una presunta violazione di una legge del 1960 riguardante il processo elettorale. Tuttavia, la pm Laura Deodato ha chiesto l’archiviazione del caso, sostenendo che la situazione non presentava profili di carattere penalistico. Durante le indagini, ha ascoltato come testimone la consigliera Francesca Varca, affermando che non vi fosse stata alcuna imposizione sul voto genuino, e che il controllo sulla scheda non fosse un’intimidazione.
Il denunciante, Bovino, assistito dall’avvocato Maurizio Riverditi, ha contestato l’approccio della procura, asserendo che il principio di segretezza del voto, protetto dall’articolo 48 della Costituzione, era stato compromesso. Riverditi ha sottolineato che il diritto di voto libero deve applicarsi anche in un’elezione di “secondo grado”, come quella relativa alla Provincia. A supporto della sua posizione, ha presentato un parere pro-veritate di Enrico Grosso, esperto di diritto costituzionale, evidenziando la necessità di riconsiderare la condotta di Bovino, che aveva registrato conversazioni con la consigliera Varca.
Alla luce di queste informazioni, l’avvocato ha presentato una richiesta alla procura generale del Piemonte per avocare il fascicolo e rivedere le decisioni presi dalla pm, dato che riteneva che non fosse stata adeguatamente considerata la condotta di Bovino. La situazione presenta quindi un conflitto tra la legalità delle elezioni e la tutela dei diritti degli elettori, evidenziando preoccupazioni su pratiche potenzialmente coercitive nei processi democratici.