Il Governo Meloni ha deciso di dichiarare illegale la cannabis light, un settore produttivo che impiega circa 30.000 persone in Italia. Questa misura, secondo il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, solleva interrogativi riguardo alla legalità e alla coerenza delle politiche italiane rispetto al diritto europeo. Bonelli sottolinea che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non ha fornito spiegazioni sufficienti su come sia possibile criminalizzare un settore che è legalmente operante in Europa e che, peraltro, il TAR del Lazio ha stabilito non essere uno stupefacente.
La decisione del governo di mettere fuori legge la cannabis light è considerata una violazione del diritto europeo e delle sentenze della Corte di Giustizia, il che potrebbe portare alla conclusione che questa norma è incostituzionale. In seguito a questa legge, gli operatori del settore rischiano di essere trattati alla stregua di narcotrafficanti, mentre Bonelli denuncia che il proibizionismo non è la soluzione adeguata e che la politica dovrebbe cercare vie alternative più costruttive.
Secondo Bonelli, questa scelta del governo non solo danneggia un’importante parte dell’economia legale, ma favorisce anche le mafie, che potrebbero trarne vantaggio dall’aumento dell’illegalità nel settore. In sostanza, il provvedimento non solo porta alla perdita di posti di lavoro, ma ha anche conseguenze più ampie sull’intero tessuto economico e sociale, contribuendo ad alimentare un mercato nero a favore delle organizzazioni criminali.
Bonelli conclude che è necessario rivedere questa posizione e adottare un approccio che riconosca la legalità della cannabis light in Europa, piuttosto che perseguire politiche repressive che potrebbero avere effetti contrari e controproducenti. Il messaggio è chiaro: il governo dovrebbe lavorare per responsabilizzare e regolare questo settore, piuttosto che reprimerlo, per evitare di spingere ulteriormente l’economia in una direzione illegale e favorevole alla criminalità organizzata.