Bruno Vespa ha recentemente discusso del concetto di servizio pubblico durante la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione dei suoi programmi “Cinque minuti” e “Porta a porta”, che riprenderanno su Rai 1 il 10 settembre. Vespa ha criticato l’interpretazione variabile del servizio pubblico, citando un’intervista a Maria Rosaria Boccia come un esempio di tale servizio, mentre l’intervista a un ministro non sarebbe considerata tale.
Riferendosi alla situazione che ha coinvolto il direttore del Tg1 Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice di Pompei, Vespa ha elogiato Sangiuliano per la sua gestione, esprimendo il desiderio di intervistare il ministro della Cultura dimissionario, ma ha dichiarato di non voler essere un ‘strumento’ di Boccia.
Nel parlare di “Porta a porta”, Vespa ha annunciato modifiche significative al format, attribuendo il problema del programma alla sua collocazione oraria. Tra le novità ci sarà una riduzione degli ospiti e del tavolo centrale, sostituito da poltroncine più accoglienti. Oltre a miglioramenti nell’aspetto grafico, tra cui l’uso di un videowall, il programma punterà a rendere le informazioni più comprensibili per il pubblico, data l’abbondanza di notizie già disponibili.
Vespa ha ricordato come “Porta a porta” sia nato per contrastare Maurizio Costanzo e ha osservato che i nuovi concorrenti vanno in onda prima. Ha espresso il desiderio di vedere buoni film in palinsesto, sottolineando la complessità della programmazione televisiva. Inoltre, ha invitato ufficialmente Giuseppe Conte e Matteo Renzi a un confronto, sperando nella partecipazione di Giorgia Meloni quando avrà qualcosa di rilevante da comunicare.
Ha anche annunciato un cambiamento nello stile delle interviste, prevedendo un approccio meno accomodante e più approfondito. Insiste sul fatto che, nonostante il contesto politico sia cambiato, il suo programma manterrà una presenza bipartisan nella selezione degli ospiti. Infine, Vespa ha lamentato le difficoltà imposte dalla legge sulla par condicio, che limita le sue libertà editoriali, desiderando una riforma più chiara di tali normative, invidiando la libertà delle reti commerciali.