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mercoledì, Novembre 6, 2024
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Calciatrici si oppongono alla Fifa: ‘Basta sportwashing saudita’

Ventiquattr’ore dopo un evento di tennis maschile a Riad, con un premio di 6 milioni di euro per il vincitore, 106 calciatrici professioniste di 24 Paesi hanno inviato una lettera al presidente della FIFA, Gianni Infantino. Le atlete chiedono all’organizzazione di interrompere gli accordi con Aramco, la compagnia petrolifera saudita, accusando il regime saudita di violare sistematicamente i diritti delle donne e di criminalizzare la comunità Lgbtiq+.

Il commissario tecnico della Nazionale femminile, Andrea Soncin, sul tema ha dichiarato di essere sensibile alle violazioni dei diritti, ma di non aver ancora discusso con la calciatrice Elena Linari riguardo la lettera. Linari, tra le firmatarie insieme a molte altre, rappresenta la Roma e la Nazionale italiana. Soncin ha sottolineato che la decisione di Linari e delle altre atlete è di carattere personale, ma ha ribadito l’importanza della questione.

Nella lettera, le calciatrici affermano che le autorità saudite hanno investito enormi somme in sponsorizzazioni sportive per distogliere l’attenzione dalla loro cattiva reputazione in materia di diritti umani. Sottolineano che il trattamento delle donne in Arabia Saudita è emblematico delle violazioni dei diritti. La lettera giunge dopo l’annuncio che la FIFA ha firmato un “accordo globale” con Aramco, rendendola partner principale fino alla fine del 2027, insieme a marchi come Coca Cola, Adidas, Qatar Airways e Hyundai-Kia.

Tra le firmatarie figurano la spagnola Maitane Lopez e la finlandese Sanni Franssi, entrambe attaccanti impegnate nelle loro nazionali e nel club NJ/Ny Gotham negli Stati Uniti. Anche la capitana della nazionale canadese, Jessie Fleming, e Becky Sauerbrunn, ex capitana della nazionale statunitense e vincitrice dei Mondiali 2015 e 2019, hanno aderito all’iniziativa. La lettera rappresenta un’importante iniziativa da parte delle calciatrici per far sentire la loro voce contro le ingiustizie e per chiedere responsabilità a livello globale nell’ambito dei diritti umani.

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