Le lunghe attese per un trapianto di cuore potrebbero ridursi grazie all’introduzione del cuore artificiale, considerato un “ponte” per i pazienti in attesa di un organo compatibile. Questa innovazione paziente-dedicata mira a migliorare la qualità della vita dei malati di insufficienza cardiaca terminale, una condizione che colpisce 64 milioni di persone a livello globale, con tassi di mortalità che oscillano tra il 50% e il 75% a cinque anni. In Italia, l’insufficienza cardiaca causa oltre 200.000 ricoveri all’anno, e ha una mortalità del 50% entro due anni.
Attualmente, il trapianto di cuore è il trattamento standard, ma l’offerta è molto inferiore alla domanda. Solo 6.000 trapianti vengono effettuati annualmente, coprendo solo il 10% dei reali bisogni. Nel 2023, in Italia, sono stati realizzati 370 trapianti, soddisfacendo solo metà della richiesta, con 668 pazienti sulle liste d’attesa e tempi medi di attesa di 3,7 anni.
Le limitazioni del numero di donatori e le controindicazioni al trapianto hanno incentivato lo sviluppo di sistemi di assistenza meccanica avanzati. Il cuore artificiale totale (TAH), realizzato da Carmat, rappresenta un’innovazione significativa: è emocompatibile, pulsatile e autoregolato, stando per diventare una soluzione valida per i pazienti che non possono attendere un trapianto. È indicato come “ponte verso il trapianto” per quelli con insufficienza cardiaca biventricolare terminale senza possibilità di ottenere benefici da altri trattamenti.
Esperti ritengono che il cuore artificiale potrebbe radicalmente modificare l’approccio terapeutico nei pazienti cardiopatici, paragonandolo all’introduzione della dialisi negli anni ’70 per l’insufficienza renale. L’obiettivo è passare dal “bridge to transplant” alla “destination therapy”, permettendo ai pazienti di vivere a lungo con un cuore artificiale come alternativa definitiva al trapianto.
Claudio Francesco Russo, Direttore di Cardiochirurgia, evidenzia l’importanza di questi dispositivi meccanici temporanei per stabilizzare i pazienti e mantenere la loro qualità di vita fino al trapianto. In alcuni casi, come negli anziani o in presenza di condizioni che controindicano l’immunosoppressione, l’assistenza meccanica può divenire una soluzione duratura, rappresentando una valida alternativa al trapianto di cuore.