La polemica sul reintegro delle federazioni di Russia e Bielorussia nel circuito degli scacchi ha visto un intervento deciso di Magnus Carlsen, considerato il miglior giocatore del mondo. Durante le Olimpiadi di scacchi a Budapest, Carlsen ha ritirato un premio assegnato dalla FIDE (Federazione Internazionale degli Scacchi), rendendo omaggio a Garry Kasparov, un’icona degli scacchi, e ha esortato a mantenere le sanzioni contro i due Paesi, imposte in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Carlsen, ex campione del mondo e definito ‘The GOAT’, ha espresso il suo disappunto nel ricevere un premio mentre è ancora attivo come giocatore, sottolineando che Kasparov ha avuto una carriera scacchistica che ritiene superiore alla sua.
Kasparov, pur essendo ritirato dal gioco competitivo, è un influencer e attivista politico che si oppone alle azioni del governo di Putin, tanto da essere etichettato come “estremista” dal governo russo. Carlsen ha riconosciuto l’impegno di Kasparov, affermando che probabilmente dissuaderebbe la riammissione delle federazioni scacchistiche russe e bielorusse. La questione è emersa in vista di un voto dell’assemblea generale della FIDE, previsto per il 21 e 22 settembre, riguardante una proposta del Kirghizistan che mira a cancellare le sanzioni nei confronti di Russia e Bielorussia.
In risposta alle parole di Carlsen, Kasparov ha ringraziato il norvegese per la sua posizione chiara nel conflitto tra Ucraina e Russia, affermando che non potrebbe desiderare un successore migliore di Magnus. Durante il gala FIDE, sono stati conferiti premi in 18 categorie diverse, tra cui il riconoscimento di “Miglior giocatrice – Donna” a Judit Polgar, l’unica donna ad essere mai entrata nella top 10 mondiale. Polgar ha espresso gratitudine nei confronti della sua famiglia e delle avversarie incontrate nel corso della sua carriera.
Questi eventi non solo evidenziano l’interazione tra scacchi e questioni politiche, ma anche l’importanza della leadership e della responsabilità sociale tra i grandi atleti, in particolare in contesti di conflitto come quello attuale.