Il Nepal è in lutto dopo che forti piogge hanno provocato alluvioni devastanti e frane, causando la morte di oltre duecento persone e lasciando ventisei dispersi. Questo disastro, iniziato il 27 settembre, ha colpito in particolare la capitale Kathmandu e diverse aree centrali e orientali del paese.
Le autorità locali hanno segnalato che ampie zone sono state sommerse, paralizzando i trasporti e rendendo difficile l’accesso per le operazioni di soccorso. Le operazioni di evacuazione sono state intensificate dall’esercito nepalese, con oltre quattromila interventi effettuati tramite elicotteri e scialuppe di salvataggio. Tuttavia, le strade bloccate hanno portato a carenze di cibo e a un notevole aumento dei prezzi dei generi alimentari, con un calo drammatico nell’arrivo di verdure nei mercati di Kathmandu.
Le precipitazioni record, registrate in alcune stazioni meteo, sono le più intense dal 2002, aggravate dalla stagione dei monsoni che, ogni anno, porta con sé sfide devastanti per la regione. Gli scienziati avvertono che la crisi climatica sta intensificando la frequenza e la severità di questi eventi meteorologici estremi.
In questo momento di crisi, la priorità delle autorità è focalizzata sulla ricerca e il salvataggio delle persone rimaste intrappolate. Mentre il mondo guarda, il Nepal si trova a dover affrontare non solo la tragedia immediata, ma anche le sfide a lungo termine legate alla gestione delle emergenze e all’adattamento ai cambiamenti climatici.