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lunedì, 6 Gennaio, 2025
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Chi va in pensione nel 2025 avrà un assegno ridotto rispetto a chi è andato in pensione nel 2024: ecco le ragioni.

A parità di contributi versati, chi va in pensione nel 2025 avrà una pensione più bassa di chi è uscito nel 2024, a causa dei nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Questa variazione è entrata in vigore il 1 gennaio. Un lavoratore che va in pensione a 67 anni moltiplicherà il suo montante per il 5,608% nel 2025, rispetto al 5,723% valido fino al 31 dicembre 2024. Secondo i calcoli della Cgil, per un lavoratore con un reddito lordo di circa 30mila euro annui, la pensione nel 2025 sarà del 2% inferiore a quella del collega che è andato in pensione nel 2024. Questo si traduce in una pensione mensile di 1.225 euro nel 2025, rispetto ai 1.250 euro del 2024, comportando una perdita lorda di oltre 25 euro al mese e più di 326 euro all’anno. Nel lungo periodo, il lavoratore potrebbe perdere oltre 5mila euro.

I coefficienti di trasformazione, come spiegato da Enzo Cigna della Cgil, vengono rivisti ogni due anni per riflettere le variazioni dell’aspettativa di vita. Un aumento dell’aspettativa di vita porta a una diminuzione dei coefficienti, poiché il periodo di erogazione delle pensioni sarà più lungo. Dopo un temporaneo aumento nei biennio 2023-2024, causato dalla pandemia, i coefficienti tornano a calare per allinearsi alla tendenza storica. Questo cambia le prospettive previdenziali per i lavoratori che andranno in pensione dal 2025 in avanti, in particolare colpendo i giovani che hanno contribuzioni post-1995. Chi esce dal lavoro dopo i 67 anni e non ha raggiunto i 20 anni di contributi subisce un impatto ancora maggiore. Ad esempio, un lavoratore che va in pensione a 70 anni con lo stesso montante contributivo avrà una pensione mensile di 1.367 euro nel 2025, 30 euro in meno rispetto ai 1.397 euro del 2024, che si traduce in una perdita annuale di 389 euro.

A gennaio, inoltre, sono previsti mini aumenti delle pensioni legati all’inflazione. L’assegno pensionistico sarà rivalutato dello 0,8% in base all’aumento dei prezzi calcolato dall’Istat. Le pensioni fino a quattro volte il minimo beneficeranno del 100% dell’aumento, quelle tra quattro e cinque volte il 90%, mentre quelle superiori a cinque volte recupereranno solo il 75%.

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