La “supercazzola” è un termine lessicale creato nel film di Mario Monicelli “Amici miei” del 1975, intendendo una frase priva di senso espressa con convinzione per confondere l’interlocutore. Anche se alcuni puristi potrebbero giudicarla inadeguata per le aule parlamentari, il termine è diventato noto e spesso utilizzato in contesti politici. Recentemente, il Vocabolario Treccani della Lingua italiana online ha riconosciuto la supercazzola come una parola valida, con un intervento del linguista Michele A. Cortelazzo. Nella sua rubrica “Le parole della neopolitica”, Cortelazzo riflette su come gli storici del futuro potrebbero interpretare le affermazioni politiche attuali, in particolare la risposta del senatore Matteo Renzi durante un’interrogazione a risposta immediata, in cui ha utilizzato il termine nel contesto di una polemica con il Ministro della cultura.
Renzi ha già subito attacchi attraverso questa locuzione. Nel 2014, Giorgia Meloni, all’epoca Presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, paragonò la sua presentazione alle supercazzole del conte Mascetti, affermando che quelle erano più serie di un programma di governo. Anche Matteo Salvini, nel 2020, ha usato il termine per criticare Renzi e il MoVimento 5 Stelle, preferendo il silenzio del movimento alle “gratuite supercazzole” dei suoi avversari politici. Questo ha portato a una reprimenda da parte dell’allora Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha suggerito di usare terminologie più appropriate all’interno dell’assemblea.
D’altra parte, anche il segretario di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, ha accusato Renzi di dire una “supercazzola con scappellamento a destra” riguardo alla sua posizione sui profughi, richiamando ancora una volta il famoso film di Monicelli. Secondo Cortelazzo, grazie ai vocabolari, il riferimento al film rimarrà chiaro anche per le generazioni future, dimostrando come la supercazzola sia entrata nel linguaggio politico italiano in modo significativo e duraturo.