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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Coltellate e Grigliate: Ricordi di un’Avventura Tra Amici

Moussa Sangare, un 30enne, è accusato dell’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto tra il 29 e il 30 luglio. Secondo quanto riportato dalla giudice per le indagini preliminari (GIP) di Bergamo, Raffaella Mascarino, Sangare ha commesso il delitto con premeditazione, mostrando una lucidità notevole sia nel pianificare l’attacco che nel tentativo di depistare le indagini. Dopo l’omicidio, ha partecipato a una grigliata con amici, evidenziando un comportamento inquietante e apparentemente inconsapevole dell’orrore commesso.

Sangare ha confesso di aver ucciso Sharon senza un reale motivo, affermando di essere stato spinto da un “mood” negativo. Tuttavia, la GIP ha interpretato questa affermazione in modo diverso, suggerendo che l’omicida fosse semplicemente annoiato e influenzato da una cultura musicale che glorifica la violenza. Durante le indagini è emerso che aveva anche praticato il lancio di coltelli su una sagoma di cartone come “passatempo”.

Dopo l’omicidio, ha occultato il coltello, sotterrandolo vicino all’Adda, conservandolo come souvenir della sua azione. Questo comportamento ha destato preoccupazione tra gli inquirenti, che hanno sottolineato la sua effettiva lucidità mentale, confermata anche da medici del penitenziario, che non hanno trovato segni di malattia psichiatrica.

La GIP ha espresso la sua convinzione che Sangare stesse cercando emozioni forti e adrenalina, come dimostrato da una sua dichiarazione in cui affermava di essersi pentito ma allo stesso tempo di sentirsi in una “zona di comfort”. Questo contrasta nettamente con il suo coinvolgimento nella violenza.

Le indagini continuano, con i carabinieri che cercano ulteriori prove nella casa di Suisio, dove Sangare ha vissuto. Al momento, la Procura non intende richiedere una valutazione sullo stato mentale dell’imputato, ritenendo che non ci siano segni di follia, ma piuttosto una chiara freddezza e lucidità nel suo agire. Sangare si era esercitato anche su una statuetta prima di passare all’azione su Sharon. La vicenda evidenzia una tragica combinazione di sociopatia, influenze culturali distorte e un crescente desensibilizzazione alla violenza.

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