A sei mesi dalle elezioni di giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, domani l’Eurocamera si pronuncerà sull’atto finale di apertura ufficiale della Commissione von der Leyen II, il secondo mandato della leader tedesca a Bruxelles. Dopo l’esame dei singoli commissari, il plenum di Strasburgo voterà la squadra di “ministri” che lavorerà con l’ex ministra della Difesa tedesca nei prossimi cinque anni. Questo rappresenta il voto finale di conferma per il collegio dei commissari.
La situazione è delicata, con la maggioranza pro-europea che include tre gruppi: Partito popolare europeo (PPE), Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe, che hanno recentemente siglato un documento per superare i veti incrociati su Raffaele Fitto e Teresa Ribera. Il PPE, con 188 seggi, esprime 14 commissari oltre a von der Leyen, e si prevede che si registrino poche defezioni, la principale delle quali potrebbe essere la delegazione spagnola, incline all’astensione per la nomina di Ribera. I francesi, inizialmente contrari, potrebbero ora votare a favore.
Per quanto riguarda i Socialisti, la situazione è più complessa: i francesi e parte dei belgi si orientano sul no, mentre altri, come i tedeschi, potrebbero optare per l’astensione. Nonostante ciò, si stimano circa 100 voti favorevoli sui 136 deputati S&D. Anche tra i liberali ci sono poche defezioni e si prevedono circa 65-70 voti.
In totale, la maggioranza attuale conta tra 325 e 335 voti, un numero che non coincide con i voti ottenuti da von der Leyen per la sua prima conferma a luglio, dove beneficò anche del supporto dei Verdi. Ora, il gruppo sembra diviso, con circa 25 deputati a favore e 8 indecisi. Delegazioni tedesche e nordiche dovrebbero supportarla.
Anche Fratelli d’Italia ha annunciato un voto favorevole, contrariamente al Pis polacco. Altre delegazioni del gruppo dei Conservatori e riformisti si unirebbero, portando a circa 30 voti favorevoli.
In definitiva, von der Leyen potrebbe ricevere tra i 380 e i 400 voti, sufficienti per superare la soglia di conferma, anche se il risultato non rappresenterebbe un segnale politico forte. Storicamente, le Commissioni guadagnano voti nel secondo voto, e finora non si è mai verificato un calo di consensi tra le due votazioni.
