Il mantra “Chi vince festeggia, chi perde spiega” lanciato dal ct del volley nazionale Jiulio Velasco ha risuonato nell’Unione Europea il 27 settembre, in un momento di grande tensione politica. Dopo elezioni europee e una serie di trattative difficili, la nuova Commissione Europea è stata finalmente eletta, continuando a essere guidata da Ursula Von der Leyen. La sua elezione è stata però segnata da un consenso molto ridotto: solo 370 voti favorevoli, il numero più basso di sempre. Questo implica un cammino difficile per il nuovo governo, nonostante le buone intenzioni di Von der Leyen. La sua apertura verso i conservatori ha suscitato critiche, e diversi partiti, tra cui Lega, M5S e AVS, hanno votato contro di lei.
Nonostante le sfide, Von der Leyen ha presentato un programma volto a ricucire le fratture dell’Europa. Tre i principali obiettivi della nuova Commissione: 1) ridurre il divario con Stati Uniti e Cina in termini di innovazione; 2) sviluppare un piano ambizioso per la decarbonizzazione, con l’aspettativa di annullare le emissioni di anidride carbonica in futuro; 3) aumentare la sicurezza europea attraverso una difesa comune e ridurre le dipendenze energetiche.
Il Partito Democratico, rappresentato da Elly Schlein, ha fatto discutere la sua scelta di sostenere Ursula, nonostante le forti resistenze all’interno del partito. Schlein, sotto pressione da figure come Prodi e Gentiloni, ha dovuto “baciare il rospo” della destra, abbandonando la sua posizione iniziale di opposizione. Questa decisione ha ridotto la sua credibilità tra i sostenitori più radicali, come dimostrano le critiche da parte di esponenti dei Verdi e di altri politici indipendenti.
La nuova Commissione si trova dunque a dover affrontare una situazione precaria, con una maggioranza debole, e le prime settimane di lavoro saranno cruciali per capire se riuscirà a realizzare le sue ambizioni. In un clima di grande divisione, la sfida sarà quella di unire le forze in un’Europa che appare sempre più frammentata e indebolita.