Nulla giustifica la violenza, che deve sempre essere condannata, ma l’esepratione dei pazienti in pronto soccorso merita di essere compresa. Maurizio Viecca, con 50 anni di esperienza e attualmente direttore della Cardiologia presso il Fatebenefratelli di Milano, offre una prospettiva diversa riguardo all’aumento delle aggressioni nei servizi di emergenza. Secondo lui, la presenza delle forze dell’ordine non è un problema, ma occorre analizzare la situazione nel suo complesso.
Il problema principale risiede nella frustrazione dei pazienti, spesso arrabbiati quando si trovano di fronte a pronto soccorsi sovraffollati. Negli ultimi 20 anni, a Milano, il numero e la capacità di queste strutture sono aumentati, senza però migliorare la situazione. La causa è da ricercare nella mancanza di un “filtro” rappresentato dai medici di base, che costringe molte persone ad affollare questi servizi d’emergenza. I pazienti arrivano già stanchi e preoccupati e l’attesa, che può protrarsi per ore, aumenta il loro nervosismo. Contemporaneamente, gli operatori sanitari sono spesso esausti a causa di organici ridotti e turni di lavoro massacranti.
Viecca propone modifiche nei processi di accoglienza. Sottolinea che è inaccettabile che le persone debbano rimanere 7-8 ore senza ricevere assistenza. La sua idea è che un medico dovrebbe visitare i pazienti all’arrivo, fornendo indicazioni preliminari sugli esami da svolgere. Anche se i pazienti dovranno comunque attendere lo loro turno, una visita iniziale potrebbe aiutarli a sentirsi più rassicurati.
In questo contesto, gli operatori sanitari giocano un ruolo cruciale. Viecca afferma che devono essere disponibili e umili, in particolare con coloro che si trovano in una situazione di paura e sofferenza. La sua analisi sottolinea l’importanza di considerare non solo l’efficienza del servizio sanitario, ma anche la dignità e la serenità dei pazienti all’interno dell’ambiente di emergenza. Ripensare la gestione dei pronto soccorsi potrebbe quindi contribuire a ridurre l’aggressività e migliorare l’esperienza complessiva per i pazienti e il personale.