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giovedì, 12 Dicembre, 2024
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Conan, il batterio che sfida le radiazioni cosmiche

Conan, ufficialmente noto come Deinococcus radiodurans, è un batterio famoso per la sua straordinaria capacità di resistere a radiazioni letali per qualsiasi altro organismo sulla Terra. Questo batterio può sopportare dosi di radiazioni fino a 140mila gray, una quantità 28mila volte superiore a quella che ucciderebbe un essere umano. Gli scienziati della Northwestern University e della Uniformed Services University hanno condotto uno studio dettagliato pubblicato sulla rivista Pnas, analizzando la molecola antiossidante che consente a Conan di sopravvivere a tali esposizioni.

Il meccanismo di resistenza di D. radiodurans si basa su un composto costituito da tre elementi essenziali: un atomo di manganese, una molecola di fosfato e una piccola proteina, insieme formano un composto noto come MDP. Questa scoperta apre la strada alla possibilità di sviluppare nuove molecole antiossidanti dedicate agli esseri umani. Queste molecole potrebbero avere applicazioni significative nella protezione degli astronauti dalle radiazioni durante le missioni spaziali, così come per coloro che sono coinvolti in incidenti con esposizioni a radiazioni.

Secondo gli autori dello studio, Brian Hoffman e Michael Daly, la comprensione approfondita dell’MDP potrebbe portare a sviluppi di antiossidanti a base di manganese ancora più efficaci, con applicazioni potenziali non solo in ambito spaziale, ma anche nei settori sanitario e industriale. Questa resistenza di Conan solleva anche la possibilità che batteri simili possano esistere su Marte, dove si ipotizza che batteri congelati nel terreno del pianeta rosso possano ancora essere vivi nonostante l’esposizione alle radiazioni cosmiche nel corso dei millenni.

In sintesi, le ricerche sul batterio immune alle radiazioni non solo forniscono nuove intuizioni sulla biologia e l’adattamento degli organismi estremofili, ma pongono anche nuove domande sul futuro dell’esplorazione spaziale e sulla protezione della salute di fronte a radiazioni dannose. Lo studio di D. radiodurans rappresenta un importante passo avanti nella ricerca sui meccanismi biologici di difesa e sulla potenziale ingegneria di molecole per applicazioni terapeutiche e di sicurezza.

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