Il dibattito sul Concordato preventivo è riacceso dalle lettere inviate dall’Agenzia delle Entrate a milioni di contribuenti, suscitando la critica di Matteo Salvini. Il Ministro dell’Interno, esponente della Lega, considera queste comunicazioni come intimidatorie, spingendo Maurizio Leo, viceministro dell’Economia di Fratelli d’Italia, a difendere l’iniziativa volta a prevenire accertamenti fiscali. Nonostante la presenza di un ministro leghista al vertice dell’Economia, Salvini propone una soluzione alternativa: la “rottamazione quinquies” delle cartelle esattoriali. Questa proposta prevede un’estensione delle rateizzazioni da cinque a dieci anni, suddivise in dodici rate annuali, per un totale di 120 rate mensili. Inoltre, il beneficio della rottamazione decadrà soltanto dopo l’ottava rata non pagata, rispetto alla norma attuale che prevede la decadenza dopo la prima.
Salvini critica l’invio delle lettere, affermando: “Non ho condiviso né nel metodo né nel merito questo invio di milioni di lettere sotto Natale con un tono inquisitorio a gente che ha pagato le tasse”. Sottolinea che se uno strumento, come il concordato, non funziona, è necessario non mortificare i contribuenti ma cercare alternative. Ribadisce che la proposta della Lega potrebbe portare risultati positivi, come in passato.
Dall’altra parte, il viceministro Leo chiarisce che l’intento del governo non è quello di creare un clima di intimidazione. In una nota, evidenzia l’impegno a realizzare una riforma fiscale caratterizzata da trasparenza e collaborazione con i contribuenti. Le lettere inviate dall’Agenzia sono quindi considerate parte di un’attività informativa per individuare anomalie, piuttosto che un tentativo di vessare i cittadini. Il dibattito tra Salvini e Leo mette in evidenza le divergenze tra i membri della maggioranza riguardo alle politiche fiscali e ai metodi di comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, evidenziando un clima di tensione all’interno del governo. Le posizioni sul concordato preventivo e la rottamazione delle cartelle sollevano interrogativi sull’efficacia delle attuali politiche fiscali e sul futuro delle relazioni tra l’amministrazione e i contribuenti.