L’accusa, simmetrica, è quella di volere “spaccare il Paese”, in una sorta di ‘derby’ tra Nord e Sud. Il tema dell’Autonomia differenziata continua a tenere banco, con lo sguardo al referendum che potrebbe decidere le sorti della riforma. E forse non solo di quella. Oggi anche la Cei torna a far sentire la sua voce, attraverso l’intervista sull’edizione online di Repubblica a Francesco Savino, vicepresidente per l’Italia Meridionale della Conferenza episcopale italiana. È lui a spiegare che “il Sud ha capito” che la riforma “è un cavallo di Troia per creare due Italie: una prospera, l’altra abbandonata a se stessa”.
Il vescovo di Cassano allo Ionio vede in questa consapevolezza il motivo della mobilitazione nelle regioni meridionali a favore del referendum abrogativo e parla di “pericolo mortale”. “Non solo avremo tante Italie quante le Regioni, ma – avverte – si rischia pure un farwest tra quelle povere”. Preoccupazioni, di altro segno, che arrivano anche dal “padre” della Riforma, Roberto Calderoli. “Io temo che, qualunque sia il risultato del referendum la frattura del Paese ce l’avrai, in ogni caso. Ammesso e niente affatto concesso che il referendum si celebri e passi l’abrogazione, diventerebbe automaticamente il referendum del Sud contro il Nord, ragiona il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, in un’intervista al Corriere della Sera. “Qualcuno vuole assumersi la responsabilità di spaccare il Paese? Io sono contrarissimo a uno scontro del genere, credo davvero che sia un esito che non conviene a nessuno”, aggiunge.
Matteo Renzi inserisce il dossier tra i temi di confronto nel centrosinistra che cerca una nuova configurazione: “Se ragioniamo del passato staremo sempre a litigare. Se guardiamo al futuro – sottolinea il leader Iv – c’è un centrodestra che non da risposte agli italiani. Noi non siamo d’accordo, per fare un esempio, sull’Autonomia. Quello è un primo tema su cui ci si gioca un pezzo di futuro”.
“Solo unita l’Italia può competere nel mondo. La legge Calderoli la distrugge, il voto popolare può riunirla nel nome della rinascita”, è dal Pd la voce di Nicola Zingaretti. “Non ci sono interviste furbette che possono nascondere questa verità: il ministro ha fatto un’altra legge ‘porcata’”, attacca il capo delegazione dem al Parlamento europeo. E che “Calderoli ha mancato di rispetto alle centinaia di migliaia di cittadini che hanno firmato per la democraticissima richiesta di referendum abrogativo della riforma sull’Autonomia differenziata” lo afferma il capigruppo M5s in commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera, Alfonso Colucci.
“L’Autonomia differenziata non solo spacca il Paese tra nord e sud ma lo fraziona anche in venti parti distinte, le Regioni, ognuna delle quali può richiedere la competenza in via differenziata su ben 23 materie e ben 500 funzioni senza fornire alcuna risorsa per finanziare le prestazioni essenziali”, lamenta. “Nella sua grottesca intervista, Calderoli dimostra il timore suo e di tutto il governo per il referendum contro l’Autonomia, una riforma sgangherata del governo Meloni che crea iniquità insanabili tra le diverse zone del Paese”, manda a dire Riccardo Magi.
“Attaccando le firme digitali – riprende – Calderoli mostra tutto il suo disprezzo per la democrazia e la Costituzione, dato che le firme digitali rimuovono gli ostacoli introdotti dalla legge ordinaria del 1970 all’esercizio del diritto politico dei cittadini di promuovere referendum. Un diritto sancito dalla Costituzione stessa”, ribadisce il segretario di +Europa.