Dopo una condanna di sei anni e due mesi, Alex Cotoia è stato assolto in un nuovo processo d’appello. Aveva solo 18 anni quando, nel 2020, uccise il padre infliggendogli 34 coltellate, sostenendo di aver agito per difendere la madre da un’aggressione. La vicenda ha suscitato grande attenzione mediatica, con dibattiti sulla legittimità della difesa del minore in situazioni di violenza domestica.
Durante il processo, la difesa di Cotoia ha sottolineato come l’azione fosse stata dettata da un forte stato di emozione e dalla volontà di proteggere la madre, evidenziando il contesto di abusi e violenze che la famiglia stava vivendo. La testimonianza della madre ha giocato un ruolo cruciale, supportando la versione del giovane. In Contrapposizione, l’accusa sosteneva che l’uso della forza fosse stato eccessivo e che Cotoia avesse potuto fare altre scelte per affrontare la situazione.
L’assoluzione in appello è stata accolta con un mix di sollievo e confusione da parte del giovane, che ha rilasciato dichiarazioni sulla sua voglia di ricostruire la propria vita. “Sono frastornato”, ha affermato, sottolineando il desiderio di trovare il proprio posto nel mondo dopo un lungo periodo di incertezze e difficoltà legali. Cotoia ha espresso il suo desiderio di superare i traumi del passato e di guardare avanti, impegnandosi a costruire un futuro migliore per sé stesso.
Il caso ha posto l’accento sulla necessità di affrontare seriamente il fenomeno della violenza domestica, invitando a riflessioni più ampie su come il sistema giuridico possa meglio sostenere le vittime, inclusi i minorenni. Essendo cresciuto in un ambiente segnato dalla violenza, Cotoia ha rappresentato un esempio emblematico delle complicazioni inerenti situazioni familiari disfunzionali e della risposta legale a comportamenti estremi in circostanze di difesa.
Ora, con l’assoluzione, il giovane ha la possibilità di intraprendere un nuovo cammino e di ricercare una vita al di fuori del dramma che ha caratterizzato la sua adolescenza. La sentenza di appello potrebbe anche influenzare la percezione pubblica attorno alla legittimità della difesa in situazioni critiche di violenza domestica.