La crisi del settore automobilistico europeo ha portato alle dimissioni di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, che si è ritirato allineandosi così ai tanti operai in cassa integrazione. Stellantis, produttore internazionale di marchi come Jeep, Fiat e Peugeot, ha annunciato queste dimissioni e prevede di trovare un nuovo CEO nella prima metà dell’anno. Tavares, precedentemente considerato uno dei dirigenti più rispettati del settore, ha affrontato pesanti critiche dopo l’emissione di un profit warning riguardante i risultati del 2024, segnalando una possibile perdita di cassa fino a 10 miliardi di euro, attribuita principalmente a vendite insufficienti e all’aumento delle scorte nel mercato nordamericano.
Il consiglio di amministrazione, presieduto da John Elkann, ha accettato le dimissioni di Tavares con effetto immediato. Elkann gestirà anche il processo di transizione, che prevede l’istituzione di un comitato esecutivo ad interim. Inizialmente, si pensava che Tavares si sarebbe ritirato alla fine del suo mandato, nel 2026. Sotto la direzione di Tavares, Stellantis, la quarta casa automobilistica al mondo per vendite, ha operato dalla sua formazione avvenuta nel 2021, fondata dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA, proprietaria di Peugeot. La famiglia Agnelli, attraverso la società di investimento EXOR, è il principale investitore di Stellantis.
Nel contesto di crisi, le azioni di Stellantis hanno subito un degrado di circa il 40% nel 2023. Anche altri colossi automobilistici sono in difficoltà. In Germania, Volkswagen prevede di chiudere almeno tre stabilimenti e di ridurre decine di migliaia di posti di lavoro. Si stima che anche gli stipendi del personale rimanente possano essere tagliati del 10%. Il sindacato ha avvertito che tale ridimensionamento porterà all’esternalizzazione di molte attività a fornitori di servizi esterni. La Volkswagen si confronta con forti tensioni tra i lavoratori e la dirigenza, e si trova ad affrontare la pressione causata da alti costi energetici e di manodopera, crescente concorrenza asiatica, calo della domanda in Europa e Cina e una transizione elettrica affrontata con maggiore lentezza del previsto.