Il 2024 ha rispecchiato una grave crisi per il settore automotive in Italia e in Europa, rilevante per il suo contributo al Pil dell’Unione Europea, occupando 13 milioni di persone. Marchi storici come Volkswagen e Stellantis hanno annunciato chiusure di stabilimenti e tagli ai posti di lavoro, tra cui oltre 35.000 posti in Germania. In Italia, nel 2024 le immatricolazioni di auto sono diminuite del 2% su base annuale, raggiungendo 1.055.319 unità a novembre, un aumento esiguo dell’0,6% rispetto all’anno precedente. Inoltre, il numero di immatricolazioni è drasticamente inferiore rispetto ai 14.542.126 del 2019.
L’industria dell’auto in Italia conta più di 5.000 aziende e 272.000 lavoratori, ricevendo pesanti ripercussioni dalla crisi. Nonostante la sostenibilità ambientale, le politiche dell’UE, comprese le normative riguardanti la transizione verso veicoli elettrici, hanno complicato ulteriormente la situazione. Le case automobilistiche europee devono affrontare sanzioni severe se non rispettano i nuovi standard di emissioni, il che ha portato alla decisione di ridurre produzione e licenziamenti, dando vita a una spirale negativa.
Per affrontare la crisi, il governo italiano ha presentato un non paper al Consiglio Competitività dell’UE, chiedendo un’anticipazione della revisione delle politiche riguardanti i motori endotermici e proponendo un sostegno strategico per preservare l’industria. Il Fondo automotive è stato rifinanziato con 400 milioni all’anno dal 2025 al 2027, per un totale di 1,6 miliardi nel triennio, destinati a contratti di sviluppo e innovazione.
Stellantis, l’unico costruttore nazionale, è al centro di queste dinamiche e ha visto il suo amministratore delegato, Carlos Tavares, dimettersi. Un piano di rilancio per l’Italia è stato presentato al governo e include investimenti di 2 miliardi per il 2025 e il lancio di nuovi modelli. Tuttavia, la produzione nel 2025 sarà simile a quella del 2024, mentre si prevede un incremento significativo dal 2026.
Joh Elmkan, presidente di Stellantis, ha accettato di riferire in Parlamento sulle future strategie del gruppo, mentre alcuni sindacati hanno considerato le proposte transitorie, promettendo di continuare le mobilitazioni. L’anno 2025 si preannuncia cruciale per il settore.
