Tim Burton, regista celebre per il suo stile gotico e i personaggi eccentrici, ha parlato del suo film “Mars Attacks” e del recente insediamento di Donald Trump durante un evento al Marrakech International Film Festival. Nonostante le opinioni su Trump, Burton si è distaccato da qualsiasi affiliazione politica, definendosi “alieno” e affermando di sentirsi estraneo al mondo che lo circonda. Durante l’incontro, ha condiviso esperienze della sua infanzia, come l’influenza dei mostri nei film che guardava, con i quali si sentiva identificato, considerandoli più sensibili degli umani, che relegava a ruoli monodimensionali.
Burton ha raccontato un sogno in cui si trovava a cena a casa di Trump, un’esperienza surreale che lo ha sorpreso. Ha descritto materiali dalla sua carriera, compreso il periodo alla Disney, ricordando come fosse “strano” per lui lavorare in un grande studio. Si è detto sorpreso di aver mantenuto un rapporto così lungo con i grandi studios hollywoodiani, che ora giudica “più aziendali” e meno accoglienti per cineasti come lui. Ha sottolineato che la distribuzione dei film indipendenti è un problema significativo, con algoritmi che sembrano limitare la varietà e l’individualità.
Burton ha rivelato che, da bambino, non leggeva molto, ma si appassionava a film sui mostri, trovando in essi profondità e complessità. Ha espresso confusione riguardo alla distinzione tra storie per bambini e per adulti, notando che le favole contengono spesso elementi estremi. I suoi film risultano per lui “iperrealistici”, anche se non per gli altri, e ha fatto notare che i suoi figli non sembrano essere interessati alle sue opere, qualcosa che approva, poiché crede sia importante che seguano le proprie ossessioni.
Riguardo alla sua età, Burton ha affermato di sentirsi come una tredicenne, una condizione mentale che lo accompagna, e ha scherzato sul fatto che non sa fino a quando si sentirà così. Ha evitato di rivelare il suo prossimo progetto, notando che a Hollywood le intenzioni possono cambiare rapidamente. L’incontro si è protratto per oltre un’ora, durante la quale il regista ha condiviso la sua visione unica del mondo e del suo lavoro.