Il debito pubblico mondiale è attualmente elevato e si prevede che supererà i 100.000 miliardi di dollari nel 2024, corrispondente al 93% del prodotto interno lordo (Pil) globale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), questa situazione continuerà a deteriorarsi fino alla fine del decennio, avvicinandosi al 100% del Pil entro il 2030. In uno scenario negativo, il debito globale potrebbe addirittura raggiungere il 115% del Pil tre anni dopo rispetto alle proiezioni attuali.
L’FMI avverte che per stabilizzare o ridurre il debito è necessario attuare aggiustamenti fiscali di entità significativamente maggiore rispetto a quelli attualmente pianificati. Anche se si prevede che in circa due terzi dei Paesi il debito possa stabilizzarsi o diminuire, questo rimarrà comunque ben al di sopra dei livelli pre-pandemia. I paesi in cui il debito non è destinato a stabilizzarsi rappresentano più della metà del debito globale e circa due terzi del Pil mondiale.
In particolare, nei paesi dove si prevede un ulteriore incremento del debito, come Brasile, Francia, Italia, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti, un ritardo nell’adozione delle misure necessarie porterà a un aggiustamento ancora più impegnativo. L’FMI sottolinea che procrastinare può rivelarsi rischioso, poiché esperienze passate hanno dimostrato che un debito elevato può generare reazioni negative da parte del mercato, limitando la capacità di risposta in caso di shock economici.
Per affrontare il problema del debito elevato, il Fondo propone una serie di misure, tra cui il rafforzamento della governance di bilancio, l’aumento della credibilità, la calibrazione della velocità e l’identificazione dell’ammontare degli interventi da compiere. In media, l’aggiustamento cumulativo necessario per stabilizzare o ridurre il debito si attesta attorno al 3,0%-4,5% del Pil, cifra che supera notevolmente le attuali aspettative e quasi raddoppia quelle richieste in passato, in particolare nei paesi dove non si prevede una stabilizzazione del debito.