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venerdì, 10 Gennaio, 2025
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Declino degli Squali nel Mediterraneo

La pesca eccessiva, la pesca illegale e il commercio di carne di squalo minacciano gravemente oltre 80 specie di squali e razze nel Mar Mediterraneo. Uno studio pubblicato sulla rivista Biological Conservation dai ricercatori dell’Università di Plymouth ha analizzato le misure di protezione attuate nei 22 stati costieri della regione, identificando oltre 200 misure che riguardano gli elasmobranchi, dalla legislazione nazionale agli interventi delle ONG.

I paesi dell’Unione Europea hanno implementato più misure rispetto a quelli non UE, con la Spagna in testa per numero di disposizioni. I governi hanno guidato il 63% di queste misure, ma, nonostante gli sforzi, esistono significative variazioni nell’efficacia del monitoraggio e mancano fonti unificate per tracciare i progressi nella conservazione degli squali. Anche se gli squali vengono sempre più spesso catturati dai pescatori, spesso vi sono scarse verifiche nei punti di sbarco, il che indica la necessità di un monitoraggio più rigoroso per salvaguardare le specie minacciate.

La ricerca rappresenta la prima valutazione regionale delle azioni per tutelare le popolazioni di squali attraverso normative internazionali. La dottoressa Lydia Koehler, esperta di diritto ambientale, ha evidenziato l’importanza ecologica degli squali, che esistono da milioni di anni e giocano un ruolo cruciale negli ecosistemi marini, sia come predatori al vertice che come fonte di cibo per altri animali. Tuttavia, molte specie nel Mediterraneo hanno subito forti declini negli ultimi decenni, con oltre la metà delle specie a rischio estinzione a causa della pesca eccessiva.

Jason Lowther, anch’egli esperto di diritto, ha aggiunto che lo studio ha rivelato differenze significative nei tentativi di conservazione tra i vari paesi, che possono essere influenzate da accesso a risorse e volontà politica. Il successo nella conservazione degli squali richiede il supporto governativo, impegno politico prolungato e integrazione delle comunità locali. Gli autori considerano questo studio un punto di partenza per promuovere azioni di conservazione più efficaci nella regione mediterranea.

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