In Italia, l’emigrazione dei giovani è un problema sempre più evidente, soprattutto nel Sud, dove si è arrivati a stigmatizzare chi decide di rimanere legato alle proprie radici, considerandolo fannullone. Le ragioni principali di questa fuga sono la mancanza di opportunità di lavoro stabile e ben retribuito, unita a un costo della vita elevato. Per affrontare questa situazione, sarebbe necessario intervenire incentivando le assunzioni di giovani, abbattendo le tasse sui redditi per le persone sotto i 35 o 40 anni e promuovendo iniziative imprenditoriali. In realtà, le misure finora adottate in Italia sono state timide, limitandosi a qualche aiuto per giovani coppie che desiderano comprare casa o a programmi per migliorare le competenze professionali dei laureati.
Contrariamente, il Portogallo sta pianificando strategie più audaci per fermare la fuga di cervelli. Il governo portoghese sta studiando un piano ambizioso che prevede un’esenzione fiscale per i giovani sotto i 35 anni per un periodo di dieci anni. Il primo anno sarebbe totalmente esente da tasse, seguito da un’agevolazione progressiva: il 75% di esenzione per il secondo e il terzo anno, il 50% per il quarto e quinto anno, fino al 25% per i successivi cinque anni. Questo piano non solo mira a trattenere i giovani portoghesi che emigrano, ma anche ad attrarre giovani talenti da altri paesi dell’UE.
La crisi economica che il Portogallo ha affrontato negli ultimi anni ha portato a un significativo aumento dell’emigrazione giovanile, simile a quella italiana. Per questo motivo, il governo cerca di rispondere alle esigenze di una gioventù che rappresenta il futuro della società. Nonostante alcuni media abbiano definito il Portogallo un possibile paradiso fiscale per i giovani, il governo di centro-destra ha lanciato questo piano proprio per arginare la fuga di professionisti e laureati in un contesto di tasse elevate e salari bassi, aggravato dall’aumento dei costi delle abitazioni. Tuttavia, la proposta ha già incontrato resistenze in parlamento e scetticismo da parte degli organismi di controllo fiscale circa il suo impatto economico.