venerdì, Ottobre 4, 2024
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Divieti della Questura: Conferma del Tar e Controlli su Strade e Social

I palestinesi si preparano a manifestare a Roma il 5 ottobre, nonostante il divieto della Questura e la conseguente conferma da parte del Tar. Una parte della comunità palestinese e i gruppi affini hanno deciso di scendere in piazza, mentre la Comunità palestinese di Roma e Lazio ha scelto di rispettare il divieto, posticipando la propria manifestazione al 12 ottobre.

In vista del corteo pro Palestina, Roma sarà blindata, con un’intensificazione delle misure di sicurezza in tutta la capitale per il weekend. Questo corteo si svolgerà il sabato precedente il 7 ottobre, anniversario dell’attacco di Hamas in Israele, e ci si aspetta un afflusso di manifestanti, nonostante le restrizioni. I servizi di sicurezza comprenderanno controlli ai caselli autostradali e nelle stazioni, con l’obiettivo di fermare eventuali manifestanti provenienti da altre città.

Le autorità stanno predisponendo misure di sicurezza rigorose, in particolare nella zona di piazzale Ostiense, dove ci si aspetta la convergenza di gruppi per la manifestazione. Sono previsti controlli per individuare possibili infiltrazioni violente, e l’attenzione si concentrerà anche sui social media, dove si monitorano attivisti legati a movimenti anarchici e universitari. La pianificazione delle misure di sicurezza verrà finalizzata in un incontro tecnico in Questura, presieduto dal neo questore Roberto Massucci.

La situazione è tesa e la divisione all’interno della comunità palestinese di Roma si fa sentire: alcuni vogliono far sentire la propria voce nonostante i divieti, mentre altri scelgono una linea più prudente. Le autorità adulte sono consapevoli del clima di tensione e della potenzialità per scontri, vista l’importanza della data e il significato politico delle manifestazioni per entrambe le parti coinvolte nel conflitto.

In sintesi, Roma si prepara a una weekend di forte mobilitazione, con controlli e misure di sicurezza elevate, in risposta alla determinazione di alcuni gruppi di far sentire le proprie istanze in un momento critico per la geopolitica della regione.

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